Gli U’wa: un popolo a contatto con madre terra

Gli U’wa: un popolo a contatto con madre terra
Noi nasciamo figli della terra, questa è una realtà che non può essere cambiata né dagli indigeni né dall’uomo bianco.
Gli U’wa sono un’etnia americana i cui superstiti vivono in Colombia. Orgogliosi della loro veneranda tradizione, gli U’wa tentano di difendere il loro territorio e la loro cultura dall’uomo bianco che essi chiamano “riowa”. Rapaci e spregiudicate compagnie petrolifere, con l’avallo del governo colombiano, mirano a costruire pozzi per l’estrazione del greggio nella regione abitata dagli U’wa. E’ una triste vicenda che purtroppo si ripete spesso: multinazionali che mirano al profitto distruggono gli ecosistemi, mentre i nativi tentano di preservare la propria identità dall’aggressione e dallo snaturamento che la “civiltà occidentale” reca con sé.
 
 È curioso che questa tribù pre-colombiana veneri il Creatore con il nome di Sira. Leggiamo nella carta del popolo U’wa.
 
“La legge del nostro popolo si differenzia da quella dei bianchi, perché la legge del ‘riowa’ (bianco) viene dagli uomini e sta scritta su un foglio di carta, mentre la legge del nostro popolo viene da Sira (Dio). Fu Sira (Dio) che la dettò e la scrisse nel cuore dei nostri sapienti Werjayas (sciamani). Il rispetto verso i viventi ed i non viventi, ciò che si conosce e quello che non si conosce, appartiene alla nostra legge: la nostra missione nel mondo è quella di raccontarla, cantarla e metterla in pratica per sostenere l’equilibrio dell’universo. La nostra legge U’wa sostiene il mondo. La nostra legge è antica quanto la stessa terra. La nostra cultura si è organizzata seguendo il modello della creazione, per questo la nostra legge della terra e la terra stessa sono una cosa sola. La nostra legge non morirà”.
 
E’ possibile che il nome Sira sia in qualche modo legato alla pristina radice che significa “luminoso”, da cui il termine Sirio che identifica l’astro (in realtà un sistema ternario) più fulgido del firmamento?   “Sira” potrebbe significare “radioso”, essendo la luce in senso lato attributo divino. D’altronde nelle lingue indoeuropee la base deiwo rappresenta la più antica denominazione della divinità ed è collegata con la nozione di luce. Tale morfema si conserva nelle aree più marginali, come nel sanscrito deva, nel lituano diévas, ma è pure rintracciabile nel latino deus (con la variante divus) e nell’inglese devil, con palese scivolamento semantico.
 
L’analisi linguistica ci conduce a cercare addentellati tra Sirio, i numi ancestrali, enigmatiche provenienze sideree. Ci porta dai miti antichi con eroi che attraversano il cielo e la terra sino al Medioevo: nel Sacro Corano, infatti, reperiamo un misterioso versetto della sura n. 53, nota come An-Najm النّجْم, “la Stella”. Il versetto recita: “Egli (Allah) è il Signore di Sirio”.
Vero è che gli U’wa vivono in una plaga assai distante dal Medio Oriente dove i culti stellari incentrati su Sirio erano assai diffusi (si pensi agli Egizi, ma pure ai Dogon ed alle loro sorprendenti conoscenze astronomiche). Tuttavia l’ipotesi secondo cui le culture del passato ebbero un’origine comune è plausibile: ciò motiva le profonde somiglianze tra popoli tra loro discosti nel tempo e nello spazio. D’altronde le narrazioni magico - religiose manifestano una straordinaria persistenza: anche se cambiano dei particolari, anche se si agglutinano nuovi racconti ed esegesi, la sostanza della Tradizione resta ed è trasmessa lungo le generazioni. Così saremmo propensi a vedere nel Creatore degli U”wa una divinità originata da un’unica sorgente cui attinsero molte genti del passato.
 
A proposito di dei e di etimologie, vorremmo concludere questo breve articolo, soffermandoci sulla controversa etimologia dell’ebraico Eloha-Elohim. A nostro avviso, ha ragione il Professor Mauro Biglino che traduce Elohim con “splendenti” e non chi lo rende con “legislatori”. Infatti è parola confrontabile con il greco “helios”, sole, da un ceppo linguistico che designa probabilmente di nuovo la luce. 
Forse noi U’WA potremo seguire il nostro cammino, dunque, così come gli uccelli fanno i loro grandi viaggi senza nessuna provvista, così noi seguiteremo il nostro viaggio senza conservare il più piccolo rancore contro il Riowa (bianco) perché è nostro fratello. Continueremo cantando per sostenere l’equilibrio della terra non solo per noi e per i nostri figli, ma anche per egli (il bianco) perché ne ha bisogno. Nel cuore degli U’WA c’è preoccupazione per i figli dell’uomo bianco, per questo se lo vogliono e lo permettono non arresteremo l’aria che nasce nelle nostre montagne ma i nostri fiumi dovranno partire dalle nostre terre così limpidi come arrivarono. Così, la purezza dei fiumi parlerà agli uomini del mondo “di sotto” della purezza del nostro perdono. 

Inserito da Cristina Genna Blogger

 

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