i misteri di PETRA - Giordania

i misteri di PETRA - Giordania
Di Elisa Carriero
 
E’ considerata una delle meraviglie del mondo, eppure è una città piena di misteri:Petra.
Situata in Giordania, tra il Mar Morto e il Golfo di Aqaba, Petra è chiamata anche laCittà Rosa o la Città delle Tombe: entrambi i nomi hanno un legame con un aspetto della città stessa.
Petra è chiamata Città Rosa proprio per il colore rosa e rosso dell’arenaria, la pietra nella quale è scolpita; il nome di Città delle Tombe deriva, invece, dallenumerosissime tombe che ci sono tutt’intorno la città e visibili da ogni angolazione di Petra.

 

 
E in effetti questa città scolpita nella pietra conserva dentro sè tantissimi segreti che vedono la presenza e la convivenza di vita e morte, di bene e male, di pietà e crudeltà.
Si tratta del sito archeologico più grande del mondo che si estende per migliaia di km quadrati.
Per arrivarci bisogna passare attraverso un Siq, un canyon scavato nella roccia da un fiume che ormai oggi è asciutto.
Appena arrivati appare dinanzi agli occhi El Khasneh, il tesoro del Faraone: oggi ancora sono visibili i segni dei proiettili sparati dai beduini che speravano di trovare al suo interno l’enorme tesoro di cui si parla.
Il primo mistero legato a questa città è legato senz’altro alla sua origine: c’è chi parla del II millennio a.C, ma le notizie si hanno solo a partire dal VII secolo.
 
El Deir
Si sa che fu abitata da una popolazione nomade, i Nabatei; in seguito,anche i Romani tentarono di conquistarla e pare che qui siano arrivati anche i Crociati che costruirono 4 forti.
Nell’Ottocento, un esploratore svizzero la riscoprì e nel 1960 venne fuori da quella pietra un meraviglioso anfiteatro romanoche può accogliere più di 3000 persone e nel quale pare s svolgessero misteriose funzioni religiose.
Petra è stata una città ricca, potente ed estremamente evoluta:pare che nella città fosse attivo un sistema idraulico per l’acqua da far invidia alle grandi metropoli odierne.
Ma come poteva possedere tutta quell’acqua in quel posto così deserto e asciutto?
Pare che i Nabatei raccogliessero l’acqua piovana per ottenere quanta più acqua possibile per i loro abitanti (se ne contavano circa 50 mila).
Un’altra perla della città è El Deir, il monastero che risulta ancora più imponente dell’ingresso principale: è largo 48 m e alto 53 m ed è situato in uno dei punti più alti della città proprio per facilitare la comunicazione con le divinità.
 
Luogo di sacrificio
E sempre qui, nelle sue vicinanze, c’è un vero e proprio luogo di sacrificio, a cui potevo accedere solo i sacerdoti più importanti che compivano sacrifici animali, ma anche umani.
Venivano accesi i fuochi per propiziarsi gli dei, la vittima veniva posta in una vasca sacrificale e lì veniva sacrificata, mentre il suo sangue scorreva attraverso la canalina.
Un altro mistero legato alla città di Petra è l’ipotesi delpassaggio del Sacro Graal, visto che qui gli stessi Cavalieri Templari costruirono ben 5 avamposti.
Ad oggi solo il 15% della misteriosa città di Petra è visibile, la maggior parte è sotto terra.
Gli studiosi sperano, inoltre, di saperne di più di questa città e dei suoi abitanti, visto che, nonostante fosse così avanzata, ancora oggi non sono stati trovati documenti scritti, come è accaduto per gli Egiziani e le popolazioni cinesi.
Forse il mistero più grande di Petra è Petra stessa: una città scolpita nella pietra, così avanzata e così ricca di acqua in un luogo così vasto in mezzo al deserto.

strano, anche i libri fanno da spettatori. E’ stato il caso di Sabato scorso 28 Febbraio, quando Guido Peroni, si è prestato a raccontare minuziosamente dettagli e curiosità diuna delle opere Vinciane più celebri, il Cenacolo. L’Ultima Cena è un dipinto parietale a tempera grassa(e forse altri leganti oleosi) su intonaco[1] (460×880 cm)di Leonardo da Vinci, databile al 1494-1498 e conservatonell’ex-refettorio rinascimentale del convento adiacenteal santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano.Questa opera fu commissionata da Ludovico il Moro,duca di Milano. leonardo-da-vinci Il dipinto conobbe subito i primi problemi a distanza di 10/20 anni dal suo completamento. Infatti Leonardo da Vinci sperimentò perquesta opera una tecnica non adatta per il tipo di parete, troppo umida ed esposta verso nord che ne causo un veloce deterioramento ele conseguenti correzioni che ne modificarono, nel tempo, colore e l’aspetto. Il dipinto fu “salvato” e riportato alle originali sembianze grazie ad un capillare restauro durato 22 anni (1977-1999) eseguito frammentoper frammento dalla dott.ssa Pinin Brambilla. 627px-Leonardo_da_Vinci_004 Leonardo,_ultima_cena_(restored)_02 Le due immagini sopra riportate mostrano le sensibili differenze del dipinto dopo il restauro. Rimosse le modifiche fatte nel corso dei secoli da avventati restauratori oggi è possibile ammirare il vero dipinto di Leonardo. 474px-Leonardo,_ultima_cena_(restored)_04 il-cenacolo Come spiegato dal prof. Guido Peroni, il Cenacolo è una delleprime opere in cui le persone ritratte, in questo caso gli apostoli,sono rappresentati con espressioni umane (moti dell’animo).La scena rappresentata raffigura il momento in cui Gesù rivelaa tutti gli apostoli che uno di loro, presto, lo avrebbe tradito.Grazie alle espressioni ricreate da Leonardo è possibile dunquepercepire le emozioni di ogni singolo partecipante alla cena. Curiosità: 1- Tommaso pare essere stato aggiunto velocemente verso la fine del dipinto 2- Dall’ultima cena nasce il detto “ cenare in 13 porta male” (!!) 3- Sul tavolo, vicino a Giuda, l’ultimo restauro a portato alla luce un curioso dettaglio, un Salino rovesciato sulla tavola. Pare che anche da quiderivi un altro detto: “rovesciare il sale in tavola portamale”. 4- Mancano le aureole (obbligatorie per i santi a quei tempi) e il santo Graal, questo perche Leonardo seguì il vangelo di Giovanni, sprovvistodi tali descrizioni al suo interno. Tra film e realtà: qualcuno di voi avrà letto o visto il film relativo alomonimo libro di Down Brown “Il Codice Da Vinci”.Come potete vedere da questa immagine (vedi a lato)i tratti del volto di Giovanni sembrano davvero molto femminili .Voi cosa ne pensate? Si tratta del più giovane apostolo oppure diuna possibile sposa di Gesù, Maria Maddalena ? Che cosa ha volutotrasmetterci un genio come Leonardo con un dipinto cosirivoluzionario e cosi carico di curiosi dettagli ? “Uno di voi mi tradirà” Queste parole appena pronunciate da Cristo agli apostoli animano la scena dell’Ultima Cena in cui lo spettatore, entrando nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, si trova coinvolto. 46871_s_maria_delle_grazie_milano Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Milano Nella parte sinistra della foto è possibile notare l’ingresso del refettorio in cui è stata dipinta l’Ultima cena L’opera fu realizzata a partire dal 1495, anno in cui Ludovico il Moro commissionò il dipinto a Leonardo da Vinci, già a servizio dello Sforza a Milano dal 1482. L’affresco occupava tutta la parete di fondo del refettorio del convento domenicano, ma oggi ne vediamo solo il rettangolo contenente l’Ultima cena. La grande scatola in cui si svolgeva la scena continuava anche in alto, tra gli archi contenente le divise araldiche degli Sforza e nella parte inferiore dove era simulato il pavimento. Leonardo impegnò l’intera parete in modo che chi entrava nel refettorio dalla porta vera si trovasse di fronte a un ambiente reale che continuava nell’ambiente artificiale dell’Ultima Cena. Già a pochi anni dalla sua conclusione le condizioni ambientali e le vicende storiche determinarono un grave degrado dell’opera, amplificato nel corso dei secoli. Nel tempo si sono succeduti numerosi restauri, l’ultimo dei quali, concluso nel 1999 e condotto con le più aggiornate metodologie scientifiche, ha recuperato le originali stesure di colore e ha rimosso, ove possibile, le ridipinture sovrapposte nei vari interventi. Di conseguenza la tutela del capolavoro leonardesco richiede condizioni ambientali ottimali, ottenute attraverso il trattamento dell’aria, nonché particolari procedure per l’accesso dei visitatori, ammessi in gruppi di 25 ogni 15 minuti Il dipinto è tra i più celebri al mondo, ed è stato considerato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.