El Deir |
Luogo di sacrificio |
strano, anche i libri fanno da spettatori. E’ stato il caso di Sabato scorso 28 Febbraio, quando Guido Peroni, si è prestato a raccontare minuziosamente dettagli e curiosità diuna delle opere Vinciane più celebri, il Cenacolo. L’Ultima Cena è un dipinto parietale a tempera grassa(e forse altri leganti oleosi) su intonaco[1] (460×880 cm)di Leonardo da Vinci, databile al 1494-1498 e conservatonell’ex-refettorio rinascimentale del convento adiacenteal santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano.Questa opera fu commissionata da Ludovico il Moro,duca di Milano. leonardo-da-vinci Il dipinto conobbe subito i primi problemi a distanza di 10/20 anni dal suo completamento. Infatti Leonardo da Vinci sperimentò perquesta opera una tecnica non adatta per il tipo di parete, troppo umida ed esposta verso nord che ne causo un veloce deterioramento ele conseguenti correzioni che ne modificarono, nel tempo, colore e l’aspetto. Il dipinto fu “salvato” e riportato alle originali sembianze grazie ad un capillare restauro durato 22 anni (1977-1999) eseguito frammentoper frammento dalla dott.ssa Pinin Brambilla. 627px-Leonardo_da_Vinci_004 Leonardo,_ultima_cena_(restored)_02 Le due immagini sopra riportate mostrano le sensibili differenze del dipinto dopo il restauro. Rimosse le modifiche fatte nel corso dei secoli da avventati restauratori oggi è possibile ammirare il vero dipinto di Leonardo. 474px-Leonardo,_ultima_cena_(restored)_04 il-cenacolo Come spiegato dal prof. Guido Peroni, il Cenacolo è una delleprime opere in cui le persone ritratte, in questo caso gli apostoli,sono rappresentati con espressioni umane (moti dell’animo).La scena rappresentata raffigura il momento in cui Gesù rivelaa tutti gli apostoli che uno di loro, presto, lo avrebbe tradito.Grazie alle espressioni ricreate da Leonardo è possibile dunquepercepire le emozioni di ogni singolo partecipante alla cena. Curiosità: 1- Tommaso pare essere stato aggiunto velocemente verso la fine del dipinto 2- Dall’ultima cena nasce il detto “ cenare in 13 porta male” (!!) 3- Sul tavolo, vicino a Giuda, l’ultimo restauro a portato alla luce un curioso dettaglio, un Salino rovesciato sulla tavola. Pare che anche da quiderivi un altro detto: “rovesciare il sale in tavola portamale”. 4- Mancano le aureole (obbligatorie per i santi a quei tempi) e il santo Graal, questo perche Leonardo seguì il vangelo di Giovanni, sprovvistodi tali descrizioni al suo interno. Tra film e realtà: qualcuno di voi avrà letto o visto il film relativo alomonimo libro di Down Brown “Il Codice Da Vinci”.Come potete vedere da questa immagine (vedi a lato)i tratti del volto di Giovanni sembrano davvero molto femminili .Voi cosa ne pensate? Si tratta del più giovane apostolo oppure diuna possibile sposa di Gesù, Maria Maddalena ? Che cosa ha volutotrasmetterci un genio come Leonardo con un dipinto cosirivoluzionario e cosi carico di curiosi dettagli ? “Uno di voi mi tradirà” Queste parole appena pronunciate da Cristo agli apostoli animano la scena dell’Ultima Cena in cui lo spettatore, entrando nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie a Milano, si trova coinvolto. 46871_s_maria_delle_grazie_milano Chiesa di Santa Maria delle Grazie, Milano Nella parte sinistra della foto è possibile notare l’ingresso del refettorio in cui è stata dipinta l’Ultima cena L’opera fu realizzata a partire dal 1495, anno in cui Ludovico il Moro commissionò il dipinto a Leonardo da Vinci, già a servizio dello Sforza a Milano dal 1482. L’affresco occupava tutta la parete di fondo del refettorio del convento domenicano, ma oggi ne vediamo solo il rettangolo contenente l’Ultima cena. La grande scatola in cui si svolgeva la scena continuava anche in alto, tra gli archi contenente le divise araldiche degli Sforza e nella parte inferiore dove era simulato il pavimento. Leonardo impegnò l’intera parete in modo che chi entrava nel refettorio dalla porta vera si trovasse di fronte a un ambiente reale che continuava nell’ambiente artificiale dell’Ultima Cena. Già a pochi anni dalla sua conclusione le condizioni ambientali e le vicende storiche determinarono un grave degrado dell’opera, amplificato nel corso dei secoli. Nel tempo si sono succeduti numerosi restauri, l’ultimo dei quali, concluso nel 1999 e condotto con le più aggiornate metodologie scientifiche, ha recuperato le originali stesure di colore e ha rimosso, ove possibile, le ridipinture sovrapposte nei vari interventi. Di conseguenza la tutela del capolavoro leonardesco richiede condizioni ambientali ottimali, ottenute attraverso il trattamento dell’aria, nonché particolari procedure per l’accesso dei visitatori, ammessi in gruppi di 25 ogni 15 minuti Il dipinto è tra i più celebri al mondo, ed è stato considerato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.