L’antico Principato di Lucedio, che recentemente è stato trasformato in un’azienda agricola all’avanguardia, si trova a poca distanza da Trino (Vc), proprio nel mezzo della nebbiosa campagna vercellese, paesaggio che, soprattutto nella brutta stagione, di per sé contribuisce a mantenere intatta quell’atmosfera sinistra e corrotta che nel corso dei secoli gli è stata attribuita. La storia di questo piccolo agglomerato di case, sperdute tra gli acquitrini del vercellese comincia nel 1123, quando l’Abbazia fu fondata dai monaci cistercensi provenienti da La Fertè in Borgogna, grazie ad un lascito del Marchese Ranieri di Monferrato, e si snoda fino ai giorni nostri con un complesso susseguirsi di successioni e di donazioni nobiliari. Vale la pena ricordare soltanto la creazione del Principato, avvenuta nel 1861, con la nomina dell’allora proprietario, il Marchese Raffaele de Ferrari, al titolo di principe di Lucedio per i suoi meriti a favore dello stato italiano. Per capire il perché questo luogo sia però ancora oggi considerato “particolare” e in un certo senso “maledetto”, dobbiamo però tornare indietro nei secoli e soffermarci proprio sulla Abbazia e sui suoi frequentatori. Secondo quanto contenuto in un documento storico del 1684, infatti, le novizie domenicane della vicina chiesa di Darola venivano tormentate nottetempo dal demonio in persona ed indotte in continua tentazione. Col passare del tempo il fatto si trasformò in un caso di vera e propria possessione diabolica con isteria collettiva, non dissimile da quello arcinoto del monastero di Loudun in Francia, e finì col coinvolgere anche i monaci dell’abbazia di Lucedio. Alcune diavolesse tentatrici corruppero i religiosi di S. Maria e li indussero ad abiurare Nostro Signore e ad adorare il capro malefico in nome di Satana. La cosa andò avanti a lungo fino ad assumere connotazioni molto preoccupanti, poiché questi monaci si abbandonarono ad un abominevole culto blasfemo, fatto di ogni tipo di perversione e crudeltà, sembra si fossero spinti anche al sacrificio umano e alla pedofilia. Giunse finalmente il durissimo intervento del Papa che, nel 1784, fece chiudere definitivamente l’Abbazia e condannare e disperdere tutti gli adoratori del demonio.
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Nel secoli a venire si ebbe l’illusione che le forze del male avessero abbandonato definitivamente questo luogo, in realtà come sottolineava il noto giornalista Giorgio Medail con un servizio televisivo di qualche anno fa, Lucedio, ed in particolare la chiesetta del cimitero di Darola, continuavano ad essere oggetto di fenomeni strani ed inspiegabili e, soprattutto, di incursioni notturne e pellegrinaggi da parte di personaggi sinistri e misteriosi che, dalle antiche carrozze listate di nero, sono man mano passati alle grosse berline (targate soprattutto Torino). È evidente che qualcosa di maligno e d'intrisecamente esoterico deve aver per sempre segnato questi luoghi, e forse ciò è ricollegabile ad un’antica profezia che dice che proprio a Lucedio si sarebbe dovuto erigere un grande tempio satanico e che una delle colonne nella “stanza del Giudizio” dell’ Abbazia sarebbe stata posta a suggello nientemeno che ad una delle porte dell’Inferno. Non stupitevi allora se dico che effettivamente questa colonna, detta “colonna piangente” esiste davvero ed a lungo è stata oggetto di studi e di verifiche da parte di tecnici e scienziati per quella sua singolare caratteristica di essere sempre umida e gocciolante, fenomeno che, per buona pace di tutti i cervelloni del Cicap, sembra possa spiegarsi con delle particolari condizioni di capillarità della pietra di cui è composta, permettendole di assorbire acqua dal terreno sottostante e trasudarlo poi su tutta la sua superficie.
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Sono altre però le stranezze e i particolari inquietanti che fanno di Lucedio e delle sue chiese un posto unico e suggestivo, a partire dalle misteriose “nebbie localizzate” che sorgono improvvise e si addensano solo attorno al Principato o alla torre dell’abbazia, proseguendo poi con i rumori, le voci notturne e le presenze inspiegabili all’interno della stessa, per non dimenticare poi le spaventose apparizioni che ogni tanto si verificano nei pressi della chiesetta di Darola, col suo laghetto senza nome e il suo piccolo cimitero, proprio là dove un tempo venivano celebrati gli abominevoli culti orgiastici e i sabba più sfrenati. In proposito, cito, con il beneficio del dubbio, dato che mi è stato impossibile reperire documentazioni precise al riguardo, un episodio di cronaca di quasi trent’anni fa, quando due giovani di una grossa compagnia di Borgovercelli, per dar prova del loro coraggio, decisero di penetrare di nascosto nella chiesetta per trascorrervi una notte, soli e nell’oscurità più completa. Ebbene il risultato fu spaventoso, uno dei due ragazzi morì in circostanze sospette (forse d’infarto) e l’altro non volle o non seppe mai raccontare cosa fosse veramente successo o cosa avesse visto in quel luogo diabolico. Fatto sta che da tempo abbazia e chiesa vengono tenute rigorosamente chiuse e difficilmente accessibili agli estranei, prova ne è l’eccezionale groviglio di rovi che attanagliano e soffocano la chiesetta vicino al laghetto; una barriera quasi invalicabile anche per chi, come noi, intende soltanto documentare l'ambivalenza di questo posto, che contiene nel suo stesso nome una singolare predestinazione: “Lucedio”, Luce di Dio o, forse, Dio di Luce, cioè Lucifero. Di questa particolare predeterminazione o forse della misteriosa energia maligna che si dice essere concentrata nelle cripte sotto l’altare, e custodita dai cadaveri decapitati di due abati (che maledirono questi luoghi prima di essere giustiziati), sembrano essere ancora convinti i satanisti e gli occultisti della zona, dato che non di rado vi si possono trovare segni inequivocabili di messe nere e di rituali magici. Sarà anche per la particolare forma architettonica della torre col campanile (a pianta ottagonale, simbolo più esoterico che cristiano) o per la sua caratteristica posizione geografica (probabilmente eretta su un’antica ley line e immersa nella quiete di una campagna non troppo lontana da Torino, capitale magica d’Italia), certo è che Lucedio e le sue chiese custodiscono una sorta di oscuro segreto, retaggio di un’antica superstizione e di un terrore ancestrale che ancora si coglie nell’aria e che la vista della vicina centrale nucleare di Trino contribuisce non poco a rafforzare.
Inserito da Cristina Genna Blogger
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