Il mistero e la bambina: Emanuela Orlandi

Il mistero e la bambina: Emanuela Orlandi
Da anni Pietro Orlandi porta avanti una dura battaglia affinché sia fatta finalmente luce sul mistero che ha avvolto e portato via sua sorella Emanuela. Ultimamente, Pietro ha scritto un libro con il giornalista Fabrizio Peronaci e si è impegnato per dare vita a due iniziative: una petizione ed una marcia- da tenersi a Roma il 27 Maggio 2012-  per risvegliare l'attenzione dell'opinione pubblica e chiedere a coloro che sanno di dire finalmente la verità.
In occasione della marcia, sarà esposta in Campidoglio - come già avvenuto a Firenze- una gigantografia di Emanuela Orlandi.
Il Comune di Roma intende non solo manifestare  la propria vicinanza emotiva a Pietro e a tutta la famiglia Orlandi ma anche ribadire con forza il bisogno di verità e giustizia per questa sfortunata ragazzina, vittima di giochi di potere troppo grandi, crudeli e incomprensibili.
 
Ma chi era Emanuela Orlandi? E cosa le è accaduto?
Ci aggingiamo qui a ripercorrere la vicenda, senza pero' pretendere di poterla inquadrare completamente in tutta la sua complessita'.

 
Nel giugno 1983, Emanuela Orlandi è una ragazzina di appena quindici anni. Emanuela è una cittadina vaticana e vive con la mamma, i fratelli ed il padre Ercole, che lavora per il Vaticano come commesso pontificio. Gli Orlandi fanno parte di quei 73 laici che, al tempo, vivono all'interno delle mura del Vaticano.

 

 
Emanuela è una ragazzina come tante. Allegra e graziosa, conduce un'esistenza normale dividendo il suo tempo tra la scuola, la famiglia, gli amici e l'amore per la musica.
Nonostante la giovane età, la ragazzina è già una musicista provetta e frequenta la scuola di musica Tomaso Ludovico da Victoria. La scuola all'epoca era situata a Roma, tra il Senato e piazza Sant'Apollinare.
 Anche il giorno in cui il mistero la porta via con sé, Emanuela si reca con l'amato flauto a lezione di musica. Quel 22 giugno 1983 però, Emanuela non è puntuale a lezione. Arriva in ritardo perché davanti a Palazzo Madama l'ha fermata un uomo, per farle una proposta allettante. L'uomo dice di essere un rappresentante della casa cosmetica Avon e le propone un lavoretto di volantinaggio, molto ben remunerato, che lei avrebbe dovuto svolgere davanti alla Sala Borromini.
Emanuela sa bene che prima di fare una cosa importante, deve chiedere il permesso a mamma e papà. E difatti quel 22 giugno, Emanuela chiama a casa per cercare il consenso dei suoi. Papà e mamma però non ci sono e la ragazzina racconta tutto alla sorella Federica, aggiungendo che il signore della Avon la aspetta all'uscita di scuola per sapere cos'ha deciso. Federica invita l'entusiasta sorella minore alla prudenza (la cifra offerta ad Emanuela è esageratamente e stranamente alta) e a non prendere nessun impegno prima di averne discusso con i genitori.
Emanuela chiede al professore di canto corale di uscire dieci minuti prima perchè, dice, ha un impegno.
 La ragazzina dunque, aspetta l'uomo della Avon  fuori al Conservatorio ma davanti all'ingresso , stranamente, non c'è nessuno.
Intanto, quei dieci minuti "d'anticipo"  passano in fretta e a poco a poco escono dalla scuola di musica anche gli altri studenti. E proprio con una di loro,  Raffaella, Emanuela si confida raccontandole della proposta di lavoro.
 Anche a Raffaella la generosità del rappresentante della Avon sembra davvero eccessiva. Raffaella racconterà poi che l'amica sembrava incerta sul da farsi ma lei, a sua volta, non ha saputo darle un consiglio.
Verso le 19:30 arriva l'autobus che riporta Raffaella a casa.
Emanuela invece, quella sera a casa non ritorna.
La famiglia, allarmatissima, chiede immediatamente aiuto alle forze dell'ordine. In primo momento però, la sparizione della giovane Orlandi  appare come la banale, comune fuga di un'adolescente. 
Decine di ragazzini in Italia  si allontanano volontariamente da casa. Un diverbio coi genitori, un brutto voto a scuola, un momento di ribellione. Succede.
 E la polizia, inizialmente, sembra propensa a credere che questo sia anche il caso di Emanuela.
La famiglia Orlandi in cuor suo sa che questo è un  grave errore. La loro amata figlia e sorella non ha motivo di andare via, di sua volontà. E' successo qualcosa. Anche se gli inquirenti invitano ad aspettare, la famiglia Orlandi si attiva immediatamente e mette degli annunci sui quotidiani della città, indicando il proprio numero di telefono. Chiunque abbia visto qualcosa, chiunque sia in possesso di un'informazione può chiamare.
Emanuela non è semplicemente scappata di casa.
E quando cominciano le indagini, la testimonianza di un Vigile in servizio davanti al Senato rafforza i timori della preoccupatissima famiglia.
 
L'ultima persona a parlare con Emanuela non è stata l'amica Raffaella ma un Vigile Urbano in servizio al Senato, al quale la ragazza - poco dopo le 19:30- avrebbe chiesto dove si trovava la Sala Borromini.
Il Vigile racconterà che la giovane non era da sola.
Con lei c'era un uomo. Un uomo col viso lungo, un uomo stempiato, dai capelli chiari. Sembrava avere circa trentacinque anni e aveva un'auto, una BMW "verdolina".
Questo identikit colpisce perchè ricorda qualcuno, qualcuno di ben noto alle forze dell'ordine. Sembra proprio la descrizione di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana. Tuttavia,  all'epoca si crede che De Pedis sia latitante all'estero e quindi la pista viene ben presto abbandonata.
Nel frattempo, l'inquietudine non smette di salire, come una marea.
Sin da subito, arrivano a casa Orlandi delle telefonate. Molte sono opera di mitomani, del tutto inattendibili.
Il 25 giugno 1983 dall'altro capo del telefono c'è un personaggio strano, che mostra di essere in possesso di alcuni dettagli importanti. L'uomo dice di chiamarsi Pierluigi e racconta che la sua fidanzata ha incontrato, in campo dei Fiori, due ragazze che vendevano chincaglieria e cosmetici Avon per strada.
Una delle due ragazze aveva con sé un flauto.
Quando le viene fatto notare che, suonando, avrebbe attirato l'attenzione e dunque venduto di più, la ragazza si schernisce. Non voleva suonare perchè, per leggere la musica, avrebbe dovuto indossare degli occhiali da vista. Occhiali che detestava: secondo lei la imbruttivano.
Il giorno successivo, Pierluigi richiama e parla ancora.
Aggiunge che "Barbara" portava gli occhiali con la montatura bianca per correggere l'astigmatismo e che, a Settembre, avrebbe suonato al matrimonio della sorella.
Queste parole sono un colpo al cuore.
Anche Emanuela infatti portava gli occhiali, con la montatura bianca, e non amava affatto metterli. Ma soprattutto, anche Emanuela aveva in programma di sorprendere la sorella maggiore, suonando per lei al suo matrimonio.
Troppe coincidenze. Troppe.
Qualche giorno dopo, squilla di nuovo il telefono a casa Orlandi.
Questa volta a parlare, è un certo "Mario". Questa volta pero', la telefonata viene registrata.
L'uomo che chiama ha un'inflessione romanesca molto forte. Nomina anche lui "Barbara" ma, rispetto al primo telefonista, sembra più incerto. Quando viene incalzato dalle domande sull'aspetto fisico di Emanuela sembra esitare e, in sottofondo, si sente chiaramente un'altra voce che suggerisce. Forse "Mario" non ha visto affatto Emanuela?
Queste telefonate accrescono i timori. 
Il 30 giugno Roma è tappezzata di manifesti da cui Emanuela sorride, serena. Questi manifesti diventeranno il simbolo di una vicenda triste, il cui mistero non fa che infittirsi.
Domenica 3 Luglio infatti, succede un'altra cosa degna di nota. Durante l'Angelus, Papa Giovanni Paolo II si appella direttamente e con forza, a coloro che hanno preso Emanuela.
E' la prima volta che - pubblicamente e ufficialmente- si parla di sequestro di persona. Qualche giorno dopo, il 5 luglio, il telefono torna a squillare ma questa volta non a casa Orlandi, bensi' nella sala stampa vaticana. E' la  voce di un uomo. Forse e' inglese, forse americano...chissa'. Il suo accento anglosassone gli fa guadagnare il soprannome di "Amerikano".
Questo telefonista misterioso dice di tenere in ostaggio la ragazzina vaticana ma non aggiunge altri dettagli su di lei. Ci hanno pensato gia' i suoi collaboratori, che hanno chiamato nei giorni precedenti. L'Amerikano va dritto alle richieste: vuole l'attivazione di una linea diretta con il Vaticano e chiede la liberazione di Ali Agca. Quest'ultimo e' il terrorista turco che, due anni prima, ha sparato a Giovanni Paolo II.
L'Amerikano vuole probabilmente, sembrare credibile. Vuole dimostrare di avere la ragazzina nelle sue mani. Per questo, dopo il contatto col Vaticano chiama  anche a casa di Emanuela, facendo ascoltare ai familiari una registrazione: la voce di una ragazzina dice di frequentare il Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II e di dover andare al terzo anno. Proprio come Emanuela. Ma la voce e' davvero quella della ragazzina rapita? Quella registrazione e' davvero una prova che la giovane sia ancora in vita o e' stata effettuata prima del sequestro?
Non c'e' risposta a questi interrogativi.
 Tuttavia, proseguono i contatti. Si fa sentire un uomo, un uomo che chiama l'ANSA il 6 Luglio e ribadisce la necessita' di liberare Ali Agca, se si vuole far tornare Emanuela a casa. Come a fornire prova della sua credibilita', anche quest'altro telefonista fornisce una "traccia" di Emanuela in un cestino :sono le fotocopie della tessera d'iscrizione alla scuola di musica. Ma le telefonate non si fermano: una compagna d'Emanuela viene contattata da un uomo apparentemente mediorentale, che chiede una linea diretta col Segretario di Stato Vaticano e da' un ultimatum di 20 giorni per la liberazione del terrorista Agca. Trascorso questo periodo di tempo, per la ragazzina non ci sara' piu' nulla da fare.
 Il 17 Luglio viene fatta ritrovare una cassetta, con su incisa la solita richiesta di una linea diretta con Casaroli, il Segretario di Stato Vaticano. Ma sulla cassetta c'e' registrata anche una voce femminile. Una voce femminile che si lamenta. Se pure non si tratta realmente della voce della ragazza, e' comunque un messaggio inquietante.
In totale questi contatti telefonici sono sedici e sempre da cabine, impossibili da rintracciare. Si prova a fare un identikit dell'Amerikano, un uomo deciso, colto, conoscitore dell'ambiente ecclesiastico e della lingua latina. Come verra' rivelato molti anni dopo dal Sisde, si ipotizza che il profilo di questo anonimo anglosassobe possa coincidere con quello di Monsignor Marcinkus, allora presidente dello Ior. Di fatto pero', l'identita' dell' Amerikano resta un mistero. Il 18 Luglio la richiesta dell'Amerikano viene esaudita e viene installata la linea 158: la linea diretta col Vaticano.
 
 
Anche Papa Giovanni Paolo II  torna a farsi sentire, torna a a fare appelli per Emanuela. E il 4 Agosto succede qualcosa. Non si tratta di una telefonata ma di un comunicato scritto firnato da un'organizzazione anticristiana turca (dunque della stessa nazionalita' di Agca, l'attentatore del Papa).
 Il comunicato minaccia la prossima esecuzione della giovane cittadina vaticana e sorprendentemente, nomina un'altra ragazzina scomparsa: Mirella Gregori. Questo e' un fatto nuovo perche' i due episodi non sono stati mai sino ad allora stati collegati.
Mirella ha sedici anni quando scompare, il 7 Maggio 1983. Quaranta giorni prima di Emanuela Orlandi.
Mirella e' la figlia di una coppia che gestisce un bar a vi Montebello, a Roma. Ha una sorella maggiore. Frequenta un Istituto Professionale con profitto. Tranquilla e affettuosa, quel pomeriggio del 7 Maggio  doveva andare a comprare un regalo per la Festa della Mamma ma prima di pranzo, suona il citofono ed e' Mirella a rispondere. Chi e'? E' Alessandro, spiega Mirella, un suo ex compagno delle scuole medie. Dopo pranzo andra' a salutare lui e gli altri compagni a Porta Pia.
Mirella, quel 7 Maggio 1983 non torna mai piu' a casa.
Le indagini partono subito. Nel caso Gregori infatti, si pensa subito che sia accaduto il peggio. Viene rintracciato Alessandro, il ragazzo con cui Mirella aveva detto di avere appuntamento. Alessandro però non vede la sua ex compagna da tanto tempo e per quel pomeriggio ha un alibi.
Appare dunque chiaro che Mirella ha mentito. Non era Alessandro la persona con cui ha parlato al citofono. E allora, dov'è andata? Con chi doveva incontrarsi in realtà? L'amica del cuore racconta alla preoccupatissima sorella maggiore di Mirella che la ragazza doveva in realtà andare a villa Torlonia per incontrarsi con alcuni amici. Interrogata ufficialmente però, l'amica di Mirella si contraddice e viene addirittura accusata di reticenza e successivamente prosciolta.
Ad ogni modo, non ci sono tracce di Mirella né a Villa Torlonia, né da nessun altra parte. La sedicenne sembra essere svanita nel nulla, in modo inspiegabile.
Il comunicato del Turkesh riporta sorprendentemente l'attenzione sulla vicenda di Mirella, associandola a quella Orlandi.
Nel caso Orlandi la cittadinanza vaticana sembra essere stata l'elemento chiave: quella particolare cittadinanza ha portato una ragazzina innocente a diventare obiettivo di sequestratori che vogliono la liberazione dell'attentatore del Papa. Mirella invece è cittadina italiana. Perché è stata "scelta"? Si scoprirà che Mirella ha partecipato ad un'udienza papale con la scuola. Una foto, scattata in occasione dell'evento, è stata a lungo esposta nella bacheca dell'Osservatore Romano. Si vede chiaramente il viso sorridente di Mirella, vicino a Papa Giovanni Paolo II.
Dopo la scomparsa della figlia, la madre di Mirella sarà poi ricevuta dal Papa stesso e in quella occasione, alla signora sembra di riconoscere in uno degli addetti alla sicurezza un uomo che si intratteneva talvolta al bar con la figlia Mirella e l'amica del cuore.
L'uomo negherà, decisamente.
 
Resta l'associazione tra le due scomparse. Ribadita da telefonate (l'Amerikano chiamerà anche il bar della famiglia di Mirella),  lettere, comunicati.
Il 17 Ottobre 1983 di un fantomatico componente dei Turkesh scrive all'ANSA dell'esecuzione della Orlandi e di come stesse per fuggire con  Mirella, per evitarle la stessa sorte.
In occasione del Natale 1983, Giovanni Paolo II si reca a casa Orlandi per portare conforto. Sarà allora che dirà alla famiglia distrutta dal dolore che quello della giovane Emanuela è un caso di "terrorismo internazionale".
 
Il 20 Novembre 1984 si fanno vivi i Lupi grigi, che in un comunicato affermano di detenere entrambe le ragazzine.
Telefonate, lettere, comunicati di varie organizzazioni si sono dunque succeduti numerosi fino alla fine del 1984, affievolendosi e scivolando nel silenzio col concretizzarsi del rinvio a giudizio dei collaboratori di Ali Agca.
 
Solo molti, molti anni dopo (nel 2008) un ex ufficiale della Stasi rivelerà che si è trattato sostanzialmente di boutades, di espedienti usati dai Servizi Segreti dell'Ex Germania Est per depistare e interferire nelle indagini sull'attentato subito da Giovanni Paolo II.
 
Con la fine delle telefonate e dei comunicati, sulla vicenda Orlandi (e anche sul caso Gregori) è sceso un silenzio pesante e doloroso. I familiari restano senza risposte. Solo tardivamente e inutilmente, verranno informati che i Servizi francesi avevano il sentore di un rapimento di un cittadino vaticano e che altre donne erano state pedinate, prima di Emanuela. Ma gli Orlandi lo sanno quando è troppo tardi, quando non resta che il dolore e tante, troppe domande.
Il caso viene archiviato e sembra che la vicenda di Emanuela Orlandi sia destinata a restare un "cold case", ormai archiviato. 
Nel 2005 pero', succede qualcosa. La redazione del programma televisivo Chi l'ha visto- che da anni si occupa del caso Orlandi con dedizione e caparbieta'- riceve una telefonata.
Colui che chiama non si presenta, non dice nulla di se'. 
In compenso da' un'indicazione sulla risoluzione del caso Orlandi. Bisogna andare a vedere chi e' sepolto nella Basilica di Sant'Apollinare e il favore che "Renatino" fece ad un importante esponente del clero. Tre anni dopo, la telefonata viene rimandata in onda per intero. L'anonimo cita anche il il bar in via Montebello, di proprieta' dei genitori di Mirella Gregori.
Indagini riveleranno che in quella basilica riposa in pace dal 1990, nientemeno che Enrico "Renatino" De Pedis, boss di un'organizzazione criminale romana potente, ricca, mortale. La banda della Magliana.
 E mortale la Magliana e' per lo stesso Renatino: a causa di una faida interna, il "Presidente" viene ucciso in strada, a 36 anni. La sepoltura di De Pedis in quella basilica cosi' vicina alla scuola di musica frequentata dalla Orlandi e' regolare ed autorizzata dalle autorita' ecclesiastiche, che successivamente si diranno disponibili anche ad autorizzare eventuali ispezioni piu' accurate. In effetti, il clamore suscirato dalla scoperta che un boss della mala riposa nientemeno che in una basilica e' notevole. Ma e' solo l'inizio. Renatino non ha lasciato solo una famiglia ed una moglie affranta. Renatino aveva anche un'amante, Sabrina Minardi, che nel 2006 viene rintracciata e intervistata dalla caparbia inviata di Chi l'ha visto, la giornalista Raffaella Notariale. 
Il dialogo tra la giornalista e l'ex donna del boss prosegue a piu' riprese, sfociando in un libro-intervista (Segreto Criminale edito da Newton Compton).
In questo scritto, la giornalista e l'intervistata ripercorrono gli anni di massimo potere della banda, la vita e la morte di De Pedis e l'esistenza burrascosa della stessa Sabrina, segnata dagli eccessi e dalla cocaina.
E' il capitolo 21 del libro- che si intitola significativamente "La Confessione"- probabilmente quello piu' duro da leggere. La Minardi rievoca una strana richiesta di Renatino. Il boss sa che i genitori della Minardi hanno una casa al mare, a Torvajanica. Ebbene, lui ha bisogno di quella casa perche' deve farci restare una ragazza per qualche tempo.
Sabrina non può dire di no. Non si dice no al "Presidente".
La ragazza che deve restare nascosta a Torvajanica e' Emanuela Orlandi. Il suo sequestro-  come racconta lo stesso Renatino a Sabrina- e' stato ordinato da un monsignore e servira' per dare un "messaggio" a qualcuno.
La decisione dei genitori della Minardi di andare a trascorrere qualche giorno al mare porta alla necessita' di trasferire la piccola prigioniera.
Non e' la Minardi ad occuparsene. La donna verra' invece chiamata in ballo un paio di mesi dopo. E' lei a trasportare su una BMW nera una ragazzina cui sono stati tagliati i capelli "in maniera oscena", presumibilmente per renderne piu' difficile il riconoscimento. La ragazzina appare in stato confusionale. Forse, pensa Sabrina, le hanno somministrato qualcosa.
La donna ha capito perfettamente chi sta trasportando. Il caso Orlandi e' sulla bocca di tutti. Ma sa che se non vuole rischiare la vita, deve svolgere il compito assegnatole da Renatino: guidare fino al benzinaio del Vaticano e far salire la Orlandi sull'auto con targa vaticana che si presentera' all'appuntamento.
E cosi' avviene. La persona che prende in consegna la ragazzina sembra indossare un abito lungo.
E' il lieto fine, si racconta Sabrina. Forse adesso riportano la ragazzina in Vaticano, dalla sua famiglia.
E invece no, la prigionia continua in un appartamento al Gianicolo.
La Minardi- segnata dall'uso massiccio di stupefacenti- non sa indicare quanto dura questo periodo, non sa indicare quanti mesi separano la prigionia gianicolense di Emanela da quell'appuntamento nei pressi di una betoniera a Torvajanica. Li' la Minardi dice di aver visto il De Pedis, l'autista (tale "Sergione") e due sacchi neri, uno di dimensioni maggiori dell'altro.
Tornata a casa in compagnia del suo amante, questi le avrebbe rivelato che si trattava della Orlandi ma le avrebbe anche intimato- con tono che non ammetteva repliche- di non chiedere spiegazioni, di dimenticare l' intera faccenda.
Questa la verita' di Sabrina Minardi. Una donna che, dopo aver sbagliato tanto e per tanto tempo, ha deciso di uscire dall'ombra e parlare. Sono emerse delle incoerenze e difficolta' ad inquadrare la cronologia degli eventi. Tuttavia, compatibili con il racconto della Minardi sono l'enorme nascondiglio sotterraneo (in via Pignatelli a Roma)  usato dalla Magliana ed il ritrovamento di una BMW nera abbandonata da anni ed appartenuta, tra gli altri, ad un uomo accusato di avere contatti con la banda.
Sono stati fatti arresti e rintracciate persone indicate dall'ex donna di De Pedis come aventi un ruolo nel rapimento e nella detenzione della Orlandi, ma queste hanno sempre negato un coinvolgimento nella vicenda.
La Minardi non sa spiegare il movente esatto del rapimento. Dice che il boss della Magliana le parlo' di un ormai defunto Monsignore a capo dello Ior (Marcinkus) senza pero' entrare nei dettagli. La donna puo' fare solo ipotesi. Forse la "pressione" esercitata sullo Stato della Chiesa tramite il sequestro di una giovane vaticana  doveva servire a tenere ben saldo il controllo su alcuni traffici finanziari poco chiari? Forse c'era un movente sessuale ed Emanuela e' una moderna "Wilma Montesi"? Forse il padre della giovane ha visto qualcosa che non avrebbe dovuto? Queste sono le domande che si pone la supertestimone di "Segreto Criminale".
Nel 2010 il fratello di Emanuela ha incontrato Ali Agca, che ha assicurato che Emanuela e' viva- in qualche  villa in  Svizzera- e tornera' a casa.
Nel 2011 e' la volta di un ex agente del SISMI che dichiara che la Orlandi di trova in un "manicomio", seguita da medici ed infermieri. Il fratello di Emanuela si e' recato  a Londra, nel vano tenativo di riabbracciare la sorella perduta.
Quasi trent'anni sono trascorsi dalla sparizione di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.
Quanto tempo ancora dovra' passare, prima che la verita' - tutta la verità- venga fuori?
Intanto, fonti riportate dall'
Ansa comunicano che la Procura di Roma abbia deciso di aprire la tomba di Enrico de Pedis nella basilica di Sant'Apollinare.



UPDATE
In data 14 Maggio 2012, gli inquirenti italiani  hanno provveduto alla riapertura della tomba di "Renatino". Si è riscontrata la presenza di un corpo "in buono stato di conservazione" (il De Pedis stesso, come hanno dimostrato le impronte digitali) ma è giallo sulla presenza di  altre ossa. 
A chi appartengono? Per rispondere a questa domanda, saranno necessarie ulteriori analisi.
I familiari di Emanuela sperano che sia fatta chiarezza.



UPDATE #2
18 Maggio 2012.
E' indagato 
l'ex rettore della basilica di Sant'Apollinare. L'ipotesi è di concorso in sequestro di persona.

 

Inserito da Cristina Genna Blogger

 

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