Herne the Hunter, il Cacciatore. Una antica Divinità della Britannia, risalente ai Celti e, forse, anche alle popolazioni che abitavano le Isole prima del loro arrivo. Con l'avvento del Cristianesimo, il culto di questi antichi Dei non era più ammesso ma, come spesso accadeva, le tradizioni che li riguardavano continuarono a vivere, e ad essere celebrate, nel folklore e nelle usanze locali. Herne, si presenta come un grande uomo, dotato di corna come quelle dei cervi, spesso a cavallo, che guida una muta di cani fantasma, se non addirittura la terribile Caccia Selvaggia.

La figura di Herne però, non è chiarissima. A seconda delle fonti e delle leggende, questo personaggio è visto come un vero e proprio Dio, un fantasma, uno sciamano che, in gran segretezza, perpetrava riti antichissimi e quasi dimenticati, o un potentissimo essere Fatato ( che ha comunque una certa attinenza con l'origine divina, vedi qui ). Shakespeare, sempre molto attento al folklore e alle tradizioni popolari, parla di Herne in "The Merry Wives of Windsor", scritto nel 1597:
There is an old tale goes that Herne the hunter,
Sometime a keeper here in Windsor forest,
Doth all the winter-time, at still midnight,
Walk round about an oak, with great ragg'd horns;
And there he blasts the tree and takes the cattle
And makes milch-kine yield blood and shakes a chain
In a most hideous and dreadful manner
Atto IV, Scena IV
L'Herne di Shakespeare, è il fantasma di un guardiacaccia, alle dipendenze di Re Riccardo II, che aveva salvato la vita al sovrano, quando questi fu attaccato da un enorme e misterioso cervo bianco nella Foresta di Windsor. Il guardiacaccia rimase ucciso dalle corna dell'animale, ma venne riportato in vita da uno sciamano (druido?). In seguito, il redivivo cadde in disgrazia agli occhi del Re, e fin' per essere impiccato ad una grande quercia, che prese il nome di Quercia di Herne. Da quel momento, il fantasma dello sfortunato Herne fu visto cavalcare di notte per la foresta, ornato dalle corna del cervo che lo aveva ucciso la prima volta e alla testa di una muta di cani demoniaci e di altre bestie spettrali. Secondo il Bardo di Stratford, Herne è dunque uno spettro. La descrizione che ne fa, però, non è paragonabile con un fantasma qualunque. Le corna, il Cervo Bianco, le rinascita attraverso i riti sciamanici e i cani infernali, fanno indubbiamente di Herne qualcosa di molto più rispetto ad un semplice fantasma.
Tutte le leggende, i racconti e gli avvistamenti hanno in comune molte cose, ad esempio l'aspetto di Herne, un uomo/bestia cornuto, il suo coinvolgimento con la CacciaSelvaggia o con delle mute fantasma, il suo apparire solo nella Windsor Forest, specialmente nei dintorni di una grande quescia secolare, chiamata appunto Herne's Oak (l'albero venne abbattuto da una tempesta nel 1796, ma la sua importanza per la cultura locale fece si che fosse ripiantato nel 1906 da Re Edoardo VII). Questi elemednti possono aiutarci a identificare, con sufficente chiarezza, questa figura? Parliamo dunque di un Dio o di un Essere Fatato? Altri indizi potrebbere aiutarci. Per molti, la figura di Herne è riconducibile alla divinità Celtica Cernunnos, anche per via di una certa assonanza con i nomi (Cernunnos era conosciuto anche come Cerne, molto simile a Herne...). Cernunnos era però una divinità il cui culto, antichissimo, era localizzato quasi esclusivamente alle Gallie, Francia e Nord
Italia, piuttosto distanti dal cuore della Gran Bretagna. Molto più probabilmente, la figura di Herne deriva da un dio cornuto della caccia, quello si, ma non collegato con le divinità Galliche. E' più probabile che si tratti di un qualche culto autoctono, successivamente mischiato con credenze importate dagli invasori Sassoni. Se vogliamo tenere in considerazione questa versione, notiamo in effetti che, forse, Herne potrebbe derivare da uno dei nomi di Odino/Wotan, che prendeva il nome di Herion quando... cavalcava alla testa della Caccia Selvaggia, altro punto in comune! Il paragone è sensato. Odino era anch'Egli un Dio spesso rappresentato con grandi corna, acoompagnato da animali (corvi e lupi) e il cui destino era in qualche modo legato a un grande albero (Odino venne appeso ad una quercia per poter ottenere la Suprema Conoscenza). Con molta probabilità, i Sassoni Pagani importarono a Windsor il culto di Odino/Herion, dove si fuse con locali credenze. Tuttavia, la leggenda di Herne ha moltissimi punti di contatto anche con altre figure mitiche, questa volta legate al folklore e alle leggende delle Isole. Come riportato anche da Shakespeare, Herne è legato ad un cervo bianco e alle mute di cani spettrali o demoniaci, e ha un territorio ben definito, la Foresta di Windsor. Queste caratteristiche possono essere trovate, con ben poche varianti, nella figura fatata di Arawn che, secondo il Mabinogion, consentì al Re Umano Pwyll di cacciare il Cervo Bianco nella Foresta di Dyved, nel Galles. Pwyll, per cacciare il magico cervo, si farà aiutare inoltre dalle mute spettrali di Arawan. Per contro, il Re mortale, dovrà entrare nell'Annwyn, l'Altromondo della tradizione Gallese, da dove uscirà, ormai parte della masnada infernale che compone il seguito di Arawan, per combattere i nemici del Popolo Fatato. Arawan,come Herne, quando parlava emetteva dei suooni bassi e gutturali, simili ai richiami dei cervi, delle cui corna era ornato. Molti corpi, rinvenuti mummificati nelle torbiere del Nord Europa, erano accompagnati da uno strumento a fiato conosciuto come Iur, che emetteva un suono simile in tutto e per tutto al verso dei cervi maschi. Il fatto che uno strumento del genere fosse sempre associato alle sepolture di un certo livello, fa pensare che il culto del Dio della Cacc

ia (o della Foresta) fosse di primaria importanza. Facilmente, potrebbe essere stato, come teorizzato in precedenza, importato dai Sassoni in Britannia, dove si è fuso con le credenze locali. Ma stiamo, ad ogni modo, parlando di un Dio o di un Fatato? Negli anni tra il
dominio Romano e la conquista Normanna, nelle Isole Britanniche, come in tutta Europa del resto, era molto facile che gli antichi culti e tradizioni pagane, fossero incorporate nel Cristianesimo dilagante, trasformando così alcuni Dei in potenti figure del Piccolo Popolo. Ad esempio, la Dea Mab, con l'avvento del Cristianesimo divenne la Regina delle Fate che, come gli stessi Odino e Herne, non disdegnava di guidare, nottetempo, le orde della Caccia Selvaggia. Quindi, ad ogni buon conto, la definizione potrebbe davvero essere dupilice: sia Antica Divinità che potente Essere Fatato. Per chi ha voglia di crederci però, Herne della Foresta di Windsor rimane una figura benevola, da rispettare ovviamnte, ma non maligna, che si prodiga di conservare l'ambiente e la sacralità di un luogo più vecchio del primo uomo. E che si tratti di un Dio, di una Fata o di uno Spettro rimarrà, almeno per me, una figura positiva.
Inserito da Cristina Genna Blogger
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