I misteri del parco abbandonato del “Meraviglioso Mago di OZ”

I misteri del parco abbandonato del “Meraviglioso Mago di OZ”

Nel 1970, due uomini d’affari aprirono un parco a tema del “Mago di OZ” in prossimità di Beech Mountain, in Nord Carolina. Immerso tra le montagne, il parco fu originariamente concepito per consentire ai maestri di sci e ai lavoratori dell’industria del turismo della località montana di trascorrere anche l’estate al fresco nella piccola cittadina del sud degli Stati Uniti. L’attrazione doveva essere un richiamo per le famiglie dei lavoratori ma anche per un’ampia zona degli Stati Uniti lontano dalle attrazioni della costa Ovest e dalla Florida, e infatti durante il periodo di massimo splendore contava su 20.000 visitatori al giorno, 400.000 annui, un vero record per una città così lontana dai centri urbani principali.

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Coinvolgendo artigiani e artisti locali il parco divenne una fedele rappresentazione del colossal del 1939 attraverso 182 ettari di superficie, quasi una città, interamente dedicata al libro di Frank Baum e al film con Judy Garland. Il parco inaugurò il 15 Giugno del 1970 in grande stile, con addirittura la presenza di Debbie Reynolds, una delle fidanzatine più famose d’America, accompagnata dalla figlia Carrie Fisher, allora non ancora famosa per aver interpretato la Principessa Leila in Guerre Stellari. I visitatori potevano fare una passeggiata lungo la strada di mattoni gialli, provare l’esperienza del tornado che colpisce la casa di Dorothy, e visitare lo Spaventapasseri, l’uomo di Latta, il Leone Codardo e la Perfida Strega dell’Ovest.

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Purtroppo però Grover Robbins, l’ideatore principale del parco, non visse abbastanza per vedere finito il suo capolavoro, morendo all’età di 50 anni di tumore osseo sei mesi prima che il parco fosse aperto. Il 28 Dicembre 1975 un’altra tragedia sconvolse la vita del parco, quando un incendio distrusse Emerald City e parte della collezione del museo, tra cui gli abiti indossati da Judy Garland nel film. L’incendio, inusuale per il freddissimo periodo dell’anno, trascinò un lungo strascico di sospetti nei confronti di dipendenti licenziati e maltrattati, che forse appiccarono il fuoco come una ripicca nei confronti della società a capo del parco. Il numero di visitatori iniziò a diminuire e, infine, a dieci anni dall’inaugurazione il parco chiuse definitivamente le porte.

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Il parco fu abbandonato e dimenticato, preda di vandali e ladri che distrussero e rubarono statue, arredi e perfino case intere. Nel 1990 un gruppo di ex-dipendenti e il proprietario della terra si misero all’opera per restaurare il parco riportandolo, almeno in parte, agli antichi fasti. La strada di mattoni gialli fu pulita e sistemata, la fontana e la cascata furono riparati e la casa di Dorothy fu trasformata in un accogliente cottage, che viene affittato ai turisti. Durante ogni estate da ormai 25 anni a questa parte viene sistemato qualcosa, aggiungendo arredi o statue esterne. Il risultato di tutto questo lavoro è stata la riapertura parziale del parco per un giorno l’anno, durante il quale circa 8.000 persone visitano le parti restaurate delle attrazioni.

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Il terreno su cui era costruito il parco è stato reso parte di una lottizzazione immobiliare volta a sfruttare le aree edificabili della zona. Dove una volta sorgevano le attrazioni (o nei pressi) oggi ci sono case che sono state vendute ai privati. La fine di questa terra dei divertimenti, per quanto documentata da fatti logici, è circondata da un alone di mistero anche legato all’incendio del 1975. Le case costruite sulla zona un tempo dedicata al “Meraviglioso Mondo di Oz” sono state vendute o sono ancora in vendita dalla Emerald Mountain, l’agenzia immobiliare che gestisce sia il parco sia le proprietà al suo interno.

Quello che fu un grande progetto è oggi sì una terra da sogno, un giorno l’anno, ma anche un semplice lotto immobiliare ricostruito…

parco abbaonato mago oz 06La strega al suo castello negli anni ’70

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La strada di mattoni gialli al giorno d’oggi

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L’uomo di latta interpretato da un figurante negli anni ’70

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La casa del Leone Codardo durante gli anni ’70

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Inserito da Cristina Genna Blogger

 

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