IL CALENDARIO PERDUTO DELLE ANDE

IL CALENDARIO PERDUTO DELLE ANDE
Quando è nata l'astronomia? Penso che sia impossibile rispondere a questa domanda. Sicuramente l'uomo antico ha iniziato a riconoscere i complicati meccanismi che regolano i moti celesti ancora prima di aver sviluppato una forma di scrittura adatta a poterne prendere nota. I nostri antenati hanno osservato che la maggior parte degli eventi astronomici si ripetevano, come se fossero inseriti in un perfetto ingranaggio che muove tutto il firmamento.

 

Tuttavia queste osservazioni non erano fini a se stesse. Il desiderio di conoscere e di emergere, nei millenni, aveva portato a ripetute osservazioni fino alla compilazione di veri e propri calendari legati ai cicli solari e lunari che si dimostrarono molto utili nel processo di sviluppo delle civiltà. Poter prevedere con assoluta precisione i cambiamenti stagionali ed altri eventi naturali fu fondamentale per migliorare la produttività agricola, mentre dal punto di vista religioso si prestava perfettamente a rituali di tipo divinatorio. Questa doppia valenza la osserviamo su un gran numero di monumenti antichi appartenenti ad ogni area geografica e ad ogni periodo storico, complessi cerimoniali che allo stesso tempo fungevano da osservatori astronomici e da luoghi di culto. Dunque, l'investigazione dei meccanismi celesti ha da sempre contribuito a rafforzare il legame tra la terra e il cielo, tra l'uomo e i suoi Dei. Oggi per l'indagine di questo argomento la scienza si affida all'archeoastronomia, lo studio di come in passato i popoli hanno compreso e utilizzato i fenomeni che osservavano nel cielo e il ruolo che aveva nelle loro culture. In tutto il mondo antico era diffusa l'usanza di celebrare pubblicamente i momenti che segnavamo i cambiamenti stagionali. Questi momenti coincidono con i solstizi e gli equinozi. La parola "equinozio" deriva dal latino e significa "notte uguale", in riferimento al giorno, la notte ha la stessa durata del giorno. "Solstizio" invece significa "sole fermo" ed è il momento in cui il Sole nel suo moto apparente lungo l'eclittica raggiunge il punto di declinazione massima o minima. Il solstizio estivo per esempio avviene quando il Sole compie l'arco più ampio nel cielo, raggiungendo la quantità massima di ore di luce giornaliere. Una volta raggiunto questo momento, prima che le giornate comincino ad accorciarsi nuovamente, per un due o tre giorni la durata del giorno rimanere grossomodo invariata e il Sole sorge nello stesso punto all'orizzonte, questo fenomeno è definito "arresto", Sole fermo appunto.
Sono migliaia i siti archeologici che possiedono un'orientamento astronomico connesso a questi momenti dell'anno, sarebbe impossibile elencarli tutti, quindi in questo articolo ci limiteremo a prendere in considerazione quello che è definito "il calendario perduto delle Ande". Nelle regioni andine uno dei siti con connessioni astronomiche più antico è senza dubbio il tempio Kalasasaya di Tiwanaku, in Bolivia. Nonostante la datazione ufficiale sia molto recente abbiamo già presentato un gran numero di indizi che permettono di spostare la costruzione del sito molto più a ritroso nell'articolo "IL CALENDARIO SOLARE DI TIWANAKU". La facciata del tempio Kalasasaya era a tutti gli effetti un calendario solare. Stando fermi nel punto di osservazione prestabilito nel giorno dell'equinozio, si poteva e si può tutt'ora vedere il Sole sorgere esattamente al centro della porta solare. Mentre nel giorno del solstizio d'inverno e nel giorno del solstizio d'estate lo si vede sorgere alle due estremità del muro. 
Tempio Kalasasaya a Tiwanaku in Bolivia durante il sorgere del Sole nel giorno dell'equinozio
 
Per l'uomo antico, il sorgere del Sole ogni giorno rappresentava la vita e guardava con molta attenzione ai cicli stagionali sviluppando nei secoli svariati miti per descrivere la morte della natura che accompagnava i periodi in cui il Sole accorcia il suo arco nel cielo. La paura che il Sole non avrebbe riportato la vita o che addirittura potesse non sorgere più spesso veniva esorcizzata tramite riti religiosi e in casi estremi tramite sacrifici che avevano il compito d'ingraziarsi gli Dei.
Vista delle tredici torri di Chanquillo nel deserto costiero
peruviano
Una copia più rudimentale del calendario solare di Tiwanaku è stata trovata in Perù nel sito archeologico di Chanquillo. I dettagli del popolo insediato in quest'area più di 2.500 anni fa si sono persi tra le pagine della storia, o forse è meglio dire tra la sabbia dell'arido deserto costiero del Perù. Ciò che è rimasto sono tredici torri che rappresentano la prova di quanto fosse importante l'osservazione del cielo e la misurazione del tempo nell'antichità. Le tredici torri di Chanquillo vanno da nord a sud lungo una collina naturale e sono separate da una distanza regolare, formando una struttura che somiglia a una dentatura. Anche in questo caso un'osservatore posto sul punto prestabilito può osservare il Sole sorgere al centro durante gli Equinozi e alle due estremità durante i Solstizi. Nonostante la struttura sia molto essenziale trovo che la sua bellezza sia quasi poetica. La dentatura nella quale il Sole va ad incastrarsi durante le sue fasi stagionali rende alla perfezione l'idea di un ingranaggio perfetto che incessantemente ripete il suo movimento avanti e indietro fin dalla notte dei tempi.
Calendario solare di Chanquillo in Perù durante l'alba nel giorno del solstizio di Giugno

 
 
 
 




















Calendario solare di Chanquillo, Perù

 

Inserito da Cristina Genna Blogger

 

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