Talvolta l'inspiegabile si cela nelle pieghe del reale, assumendo le spoglie rassicuranti della quotidianità. E si riesce a percepire lo stupore fantastico solo quando ci si rende conto della straordinarietà smarrita... come le ombre della notte al sopraggiungere dell'aurora.
Ma ora analizziamo i fatti... Nella prima metà degli anni 90, la signora G.P., in seguito al protrarsi di fastidiosi indolenzimenti vertebrali, decise di tornare in un Centro chiroterapico dove, dieci anni prima, le avevano risolto il problema e che era situato all'interno di uno stabile in una nota via milanese.
La figlia l'accompagnava in auto ogni volta e la osservava attraversare il cortile che conduceva all'edificio in questione.
Come nella precedente terapia, la donna trasse subito enormi benefici e si compiaceva del fatto di aver scelto nuovamente tale centro, che ovviamente si avvaleva di abili professionisti.
Ma il giorno della quinta seduta terapeutica accadde qualcosa di "sbagliato" o, più semplicemente, d'incomprensibile...
Al solito, la figlia l'accompagnò davanti allo stabile e vide la madre recarsi all'interno. Dopodichè ripartì come tutte le altre volte poichè aveva degli impegni personali.
G.P., come sempre, attraverò il cortile e salì le scale, fino a raggiungere le stanze dell'ambulatorio. Ma quel giorno la porta che conduceva all'interno era chiusa ed impolverata. La donna tentò ripetutamente di aprire, girando la maniglia, ma non riuscì a sortire alcun effetto. Picchiettò poi sul vetro, per vedere se qualcuno era all'interno. Del resto, le avevano fissato l'appuntamento proprio per quel giorno!
Ma non accadde nulla... Delusa, scese rapidamente le scale e si recò nella tintoria che si trovava proprio accanto al portone che aveva varcato poco prima per accedere al cortile dell'edificio.
Chiese se era noto il motivo per il quale il Centro era rimasto chiuso quel giorno e si accorse dell'espressione perplessa del negoziante.
G.P. ripetè la domanda e le fu risposto che il Centro era chiuso da almeno cinque anni. La donna replicò che era in cura da loro e che era stata lì solo una settimana prima mentre l'uomo la osservava con sguardo incuriosito e spaventato.
Infastidita dall'atteggiamento del negoziante, uscì ed entrò nell'altro esercizio pubblico adiacente, un bar. Chiese le medesime informazioni... ed ottenne le stesse risposte.
Pensando che la ragione la stesse abbandonando si confidò con la figlia che le consigliò di analizzare le fatture che le avevano rilasciato ad ogni prestazione terapica. Ma certo! Aveva una prova fisica che non si era sognata tutto.
Aprì lo scrittoio dove conservava tali documenti e si rese conto che tali fatture erano bianche, non compilate.
Tuttora G.P. è convinta di aver vissuto un'esperienza reale, anche se non riesce a spiegarsela.
Mi sembra utile sottolineare alcuni punti riguardanti la protagonista di questa bizzarra vicenda per rimarcare l'attendibilità della testimonianza.
G.P. all'epoca degli accadimenti aveva circa quarant'anni ed a parte il problema vertebrale di cui soffriva non aveva disturbi di natura fisica o psichica manifesti..Al contrario, è tuttora nota per la sua obiettività e capacità di esaminare i fatti. Laureata, benestante ed originaria di Vicenza, non presenta evidenti retaggi superstiziosi.
Lo sviluppo della vicenda può indubbiamente rammentare diversi casi analoghi, primo fra tutti quello citato da Charles Berlitz in "World of strange phenomena" a proposito di un albergo francese e in cui si possono ravvisare inquietanti similitudini.In sintesi…
Nel 1979 due coppie inglesi, Geoff e Pauline Simpson e Len e Cynthia Sisby, stavano attraversando la Francia per raggiungere la Spagna, dove intendevano trascorrere le vacanze. Cercando un luogo dove trascorrere la notte, imboccarono una strada al cui inizio si trovava un manifesto di un circo (è un elemento importante, poi vedremo perchè) ed infine trovarono un albergo che li potesse ospitare. L'ambiente aveva qualcosa di "particolare" , non solo per la mancanza di ascensori o telefoni.
Cenarono e passarono una notte piacevole nella medesima camera, spaziosa ma dotata di "tubature antiquate".
La mattina seguente, dopo aver avuto un'abbondante colazione, decisero di ripartire. Quindi chiesero il conto ma il prezzo richiesto era davvero irrisorio: solo 19 Franchi. Segnalarono l'errore al direttore il quale, dopo aver analizzato la ricevuta, sostenne che era tutto corretto.
Chiesero ad alcuni gendarmi presenti nell'albergo e che indossavano una strana uniforme delle informazioni riguardanti al modo migliore per raggiungere l'autostrada. I tutori dell'ordine sembravano non capire cosa gli venisse chiesto e suggerirono una vecchia arteria stradale. Controllando sulle carte topografiche, i quattro inglesi individuarono una via più rapida e diretta rispetto a quella proposta dai loro interlocutori, decisamente più lontana.
Trascorse le due settimane nella penisola iberica e dovendo transitare nuovamente in Francia, decisero di fermarsi nuovamente in quel particolare ma convenientissimo albergo. Individuarono la strada ed addirittura il manifesto del circo che aveva attirato l'attenzione all'inizio di tutta la vicenda… Ma dell'albergo nessuna traccia. Dopo aver percorso diverse volte il tratto di strada si arresero e passarono la notte in un motel a Lione, spendendo 247 Franchi.
Ma esisteva davvero quell'albergo fuori dal tempo? Le fotografie scattate al suo interno dagli inglesi non erano presenti, anche se la perforazione del rullino appariva danneggiata proprio a metà, dove si sarebbero dovute trovare tali scatti. Quasi che la macchina fotografica avesse cercato di riavvolgere la pellicola.
In seguito scoprirono che le uniformi indossate dai gendarmi incontrati risalivano ad un periodo precedente al 1905.
Anche sotto ipnosi il racconto dei protagonisti non cambiò ed alla perplessità dello scrittore Randles sul fatto che il direttore avesse accettato le banconote senza stupirsi o che i gendarmi non si fossero sorpresi a causa della loro automobile e dei loro abiti "moderni" la risposta laconica di Geoff fu "Noi abbiamo la certezza che sia accaduto".
Ma ritorniamo a ciò che è accaduto a Milano ed analizziamo con cura gli elementi a disposizione.
Il luogo descritto da G.P. esiste fisicamente anche se non è più adibito ad ambulatorio. Inoltre, l'attonita protagonista di questa bizzarra esperienza non si è mai contraddetta e non ha mai arricchito il suo resoconto con nuovi particolari, cosa che avrebbe denotato una certa forma di mitomania svilendo quindi la testimonianza. Al contrario, è rimasta ferma nelle sue convinzioni. Certo, si è rifiutata di sottoporsi a tecniche regressive d'ipnosi ma la spiegazione è piuttosto semplice… Essendo una persona dalla logica inoppugnabile ha preferito evitare un approccio che le avrebbe potuto causare uno scompenso emotivo.
La spiegazione più semplicistica, in base al sempre più inflazionato "rasoio di Occam" (secondo il filosofo Guglielmo da Occam, tra due possibilità quella corretta è sempre la più lineare) è che la signora G.P. abbia vissuto un'allucinazione "localizzata". Il ricordo delle sedute terapeutiche avvenute anni prima causava tale perverso meccanismo e la signora G.P. trascorreva un'ora in catarsi estatica davanti alla polverosa porta di ciò che era stato l'ambulatorio. Ma quale meccanismo l'aveva allora fatta rinsavire? Personalmente non credo a questa ipotesi, anche se è più accettabile. Si potrebbe rivelare un errore.
L'ipotesi di un varco dimensionale non sarebbe da escludere a priori… Senza smarrirci nelle teorie che suppongono l'esistenza di infiniti universi paralleli ma accettando il fatto che lo spazio-tempo sia un susseguirsi di "fotogrammi", quasi fosse un filmato, non potrebbe essere accaduto che G.P. abbia varcato una sorta di "soglia" e vissuto un evento passato modificandolo? Perché è un fatto dimostrato che in queste cinque sedute al limite dell'incredibile la protagonista di questa vicenda abbia risolto in parte i suoi problemi fisici.
Forse si è trattato di spettri o Doppelganger residui… Ognuno può sviluppare una sua precisa e personale visione della cosa…
Si potrebbe anche parlare di Autosuggestione… Ma se per questa volta Guglielmo da Occam si fosse sbagliato?
Inserito da Cristina Genna Blogger
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