La baronessa Rotschild

La baronessa Rotschild
Quello che raccontiamo e' un mistero irrisolto. Un mistero italiano sepolto dal tempo, dalla neve. Un mistero che sembra confermare che le cose quasi mai sono quello che sembrano.
Quella che raccontiamo e' la storia di due donne.
Due donne diverse.
Diversa la nazionalita', diversa l'estrazione sociale.
Ricca collezionista d'arte inglese l'una.
Italiana segretaria tuttofare l'altra.
Due donne diverse ma unite da un'amicizia affettuosa e da un sodalizio professionale.
La ricca inglese si chiama Jeanette Bishop in May, anche se un tempo di cognome faceva de Rotschild.
Nata a Londra nel 1940, Jeanette viene da una famiglia semplice.
 La prematura morte del padre sembra segnare il destino della piccola ma l'interessamento di uno zio benestante le permette comunque di frequentare le scuole migliori e garantirsi una buona istruzione. 
L'intelligenza, la bellezza eterea di Jeanette fanno il resto: dopo la scuola la ragazza sal dolce sorriso inizia a lapvorare come modella e, successivamente, per la tv britannica.
Nel 1966 anche l'amore si accorge di Jeanette: la ragazza incontra e convola a nozze nientemeno che con Evelyn de Rotschild, un uomo che proviene da una prestigiosa nonche' ricchissima famiglia di banchieri. 
La ragazza dal viso dolce e il rampollo restano insieme cinque anni, poi Evelyn chiede il divorzio. I due non hanno avuto figli. La vita di Jeanette pero' non si ferma: la giovane donna continua a frequentare la gente che conta, fa un secondo (buon) matrimonio con l'imprenditore Stephen May, e' assidua frequentatrice della casa d'aste Christie's, colleziona oggetti d'arte e viaggia molto. 
La sua meta favorita e' l'Italia. 
Italiana e' anche una sua cara amica, Gabriella Guerin, friulana. 
Gabriella ha lavorato  ben sedici anni per Jeanette come cuoca. Poi e' tornata ad Udine, si e' sposata e ha avuto due figli cui Jeanette ha fatto da madrina. 
Il rapporto d'amicizia tra le due donne non viene scalfito dal tempo,  ne' dalla lontananza e quando Gabriella rimane vedova con due bambini da crescere, l'amica inglese e' pronta ad offrirle lavoro come interprete e segretaria ogni volta che viene in Italia. E in Italia l'ex baronessa Rotschild ci viene spesso, dopo aver acquistato, insieme al secondo marito, un casolare a Schito, una frazione della localita' montana di Sarnano.
In questi luoghi, immersi nella natura e sovrastati dai monti Sibillini, oltre all'aria buona si respirano anche arte, storia, leggende legate alla mitica Sibilla. Jeanette ne e' rimasta molto colpita e decide di impegnarsi nella ristrutturazione della casupola che ha comprato. Per muoversi  e comunicare agevolmente con geometra ed operai, si avvale ancora una volta dell'aiuto dell'amica Gabriella che, da Udine, arriva in treno per assistere l'amica. E' il novembre 1980. Le due amiche sono ormai due affascinanti quarantenni. Mentre sono alle prese con le varie faccende da sbrigare, le due donne alloggiano in un piccolo albergo in cui, sorprendentemente, Jeanette non firma con il cognome del secondo marito bensi' con quello del primo: de Rotschild.
Di cose da fare, le due donne ne hanno. C'e da incontrare il geometra, il precedente proprietario del casolare, bisogna andare a scegliere i materiali edili. Stranamente, il 29 Novembre 1980, Jeanette non si reca all'appuntamento con l'uomo che le ha venduto l'immobile. Una dimenticanza? Un contrattempo? In ogni caso, un comportamento insolito per una donna precisa e puntuale come l'ex baronessa. Ancor piu' strano e' che, quando il 30 novembre il geometra che lavora per Jeanette la chiama in albergo, il personale lo informa che la signora non e' rientrata. E' una notizia allarmante, sopratutto perche' l'uomo sapeva che- tra i vari impegni della bella signora inglese- quel 29 Novembre c'era anche un'escursione in montagna. E se fosse successa una disgrazia?
Vengono allertati i carabinieri, partono le ricerche. Da giorni la zona e' colpita da freddo intenso. E mentre i Carabinier sono all'opera, il  tempo non fa che che nevicare possibili puo' procedere a lungo. E' possibile che le due donne siano andate in montagna, nonostante il maltempo? E se lo hanno fatto, perche' sono state cosi' imprudenti? Passano due settimane prima che la neve finalmente si sciolga e che finalmente, qualocosa appaia. E' l'auto delle due donne, che riaffiora sui monti, a 900 metri di altitudine. La Peugeot e' in condizioni decisamente buone, non vi sono segni di scasso n'è di incidente. E' ben chiusa ed il serbatoio ha ancora una sufficiente quantita' di benzina. Un guasto viene escluso.
E allora, perche' l'auto e' lassù'? Le due donne si sono perse? Dovevano incontrare qualcuno? Quel che e' certo e' che poche centinaia di metri dall'auto abbandonata ee' un rifugio, che solitamente e' aperta solo d'estate. Ma qualcuno vi e' entrato, ha acceso un fuoco, ha fumato qualche sigaretta. Sono state con ogni probabilita' Jeanette e Gabriella.
I Carabinieri propendono per l'ipotesi della disgrazia. Le due donne, intenzionate a fare una quantomeno rischiosa escursione, devono essersi perse ed essere andate incontro ad una tragica fine.
Il marito di Jeanette pero' non ci sta. Sua moglie potrebbe essere nelle mani di sequestratori, anche se ancora non e' pervenuto alcun riscatto. E nulla si sa di quelle due donne, come inghiottite dal silenzio della neve. Nulla si sa finche', ben quattordici mesi dopo, in in bosco in localita' Fiastra, due cacciatori ritrovano per caso gli scheletri calcificati delle due donne. Lo stato dei corpi non mostra segni evidenti di morte violenta ma essa non puo' essere neppure esclusa. I medici legali dicono che tra la data della scomparsa e quella della morte e' passato un mese. Cosa sia successo alle due donne, chi le abbia convinte ad abbandonare l'auto e le abbia portate poi sul luogo del ritrovamento e' un macabro mistero. Il giovane giudice Iacoboni, che prende in mano l'inchiesta nel dicembre 1982, non pensa proprio di archiviare il tutto come una "disgrazia" della montagna. Pertanto, Iacoboni interroga centinaia di testimoni per far luce su questo strano caso che, nel frattempo, e' finito sui giornali. Ma non si vede alcuna luce. Al contrario, si addensano ombre scure. A Londra, citta' natale di Jeanette, e' stato infatti ucciso un italiano nel settembre 1982. 
E' un antiquario, si chiamava Sergio Vaccari, ed aveva un importante giro di conoscenze e affari, alcuni non del tutto trasparenti. L'hanno ucciso con numerose coltellate e il suo delitto sembra, agli inquirenti inglesi, collegato alla morte dell'ex baronessa Rotschild. Il giorno prima della scomparsa di Jeanette e della sua amica Gabriella, a Roma viene svaligiata la casa d'aste Christie's. E qualche giorno prima di questo evento, Jeanette May ex baronessa Rotschild aveva ricevuto un telegramma nel piccolo albergo di Sarnano dove si trovava per seguire i lavori di ristrutturazione del suo casolare. E' un telegramma stringato, che le da' appuntamento in un appartamento romano. A quello stesso indirizzo, viene "invitato" anche il direttore della casa d'aste svaligiata, se vuole riavere la refurtiva. I telegrammi ricevuto dall'ex baronessa collezionista d'opere d'arte e dal direttore sono stati spediti dallo stesso ufficio postale e firmati con pseudonimi. Ma che c'entra Vaccari? 
In una cassetta di sicurezza di sua proprieta', vengono ritrovate delle foto di preziosi oggetti d'arte: c'e anche un orologio trafugato dalla casa Christie's di Roma. Non c'e' luce, solo tanta ombra: l'ombra di un giro d'affari poco chiaro in cui la ex baronessa potrebbe essersi trovata, anche suo malgrado. E pur decidendo  all'ultimo momento di non lasciarsi coinvolgere e non andare in quello appartamento romano, forse la donna sapeva gia' troppo. E difatti, poco prima di sparire, sembrava inquieta preoccupata. La povera Gabriella Guerin sarebbe stata a sua volta eliminata in quanto testimone tanto incolpevole, quanto scomoda.
La "disgrazia" in montagna assume dunque i contorni di un giallo internazionale. Dalla quiete innevata dei monti marchigiani della Sibilla si passa alla metropoli di  Roma e poi a Londra. E' una storia complicata, tanto più che il nome di Vaccari viene collegato anche ad un altro intricato caso italiano: l'uccisione del banchiere Roberto Calvi, avvenuta a Londra nel 1982, tre mesi prima che l'antiquario fosse ritrovato assassinato nel suo appartamento.
Un quadro indiziario intricato e spaventoso. Un giro che potrebbe aver inghiottito l'ex modella ed ex baronessa, cui la passione per l'arte potrebbe essere stata fatale. Il quadro indiziario inquietante non porta pero' a nulla di concreto. Dopo qualche anno dall'apertura del fascicolo, il caso viene archiviato. E' irrisolto. Ma non dimenticato.
Il documentarista Alessandro Galassi ha realizzato, a trent'anni dall'omicidio, "Il posto della neve". Una ricostruzione della vita di Jeanette e dell'intrigo che vi sarebbe dietro la sua morte, ma anche un ritratto affascinante del luogo in cui il fatto e' avvenuto: un piccolo paese ed i suoi monti, avvolti dal mistero della mitica Sibilla.

 

Inserito da Cristina Genna Blogger

 

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