Esistono luoghi al mondo dove il mistero della vita e della morte sembrano stare in equilibrio, sospesi, uno di questi è senz’altro a Palermo Il Convento dei Cappuccini , nel quartiere Cuba, è annesso alla Chiesa di Santa Maria della Pace. Chiesa e convento risalgono al XVI secolo, benché edificati su strutture precedenti. Nel sotterraneo si trovano le famose Catacombe dei Cappuccini dove oltre ottomila mummie hanno la loro macabra esposizione,
…E MORTE
E Morte, atrocemente non si piegherà più
col suo dominio spurio sopra i tuoi occhi chiusi
è entrata in te dalle fessure aperte nelle tue ossa
che le hanno ceduto.
per uscire con un sospiro assoluto dalla tua bocca immobile
come un taglio dritta e tesa. ora ti è asciutta e sconosciuta,
E Morte
col suo manto d’oscura bragia, danzò una danza di spasmi
sul tuo sorriso
ti prese per le gocce del tuo sangue
ti assorbì per gioco.
Una incerta crisalide involuta di te rimase
inabitata
presa ai piedi e al gomito da un lontano
rombare di stelle.
cerchiamo innanzi tutto di dare loro una motivazione storica, per comprendere meglio l’idea di morte che i siciliani, ed in questo caso i palermitani, atavicamente si tramandano, e per capire quale concetto i nobili e il clero panormiti avevano di se stessi e del loro destino.
Si percorre in discesa dei cunicoli spogli e squallidi che conducono ad una grande porta, da qui inizia il tour dell’orrore. Uomini, donne, frati, alti prelati, nobili, dottori, bambini e neonati, una serie innumerevole di mummie affollano le pareti del grande corridoio sotterraneo. In gran parte appese, qualche centinaio sdraiate in nicchie, altre in bare aperte, Il primo fu Frate Silvestro da Gubbio nel 1599, dopo di lui una schiera di frati, ma presto chi contava in città, la gens publica, volle far parte di quel battaglione della morte.
Per i Gattopardi desiderare quel tipo di sepoltura scaturisce unicamente dalla loro più accesa vanità, quella di allontanare dal corpo la corruzione della morte, di mantenere integre le care spoglie per ottenere una bellezza senza tempo ma nello stesso tempo vivere con i propri cari un rapporto “senza tempo”
I familiari andavano a visitare la mummia, le facevano circolo intorno come se si trattasse di un semplice ammalato o di una persona viva, si dedicavano a lui lo pettinavano, lo profumavano, si prendevano cura del vestiario. Insomma i vivi parlavano, il morto ascoltava , si dice che c’era addirittura chi pranzasse con loro, portando le pietanze da loro preferite.
Quello che più colpisce il visitatore è il metodo utilizzato dai frati per la conservazione dei cadaveri. I corpi venivano posti distesi o seduti sopra una grata fatta di tubi di terracotta, in una stanza chiamata non a caso: colatoio – era la fase iniziale del processo di imbalsamazione che serviva al corpo per perdere tutti i fluidi.
Serrata ermeticamente la porta i defunti vi restavano per un periodo di circa otto mesi un anno, In seguito venivano trasportati sulla terrazza del convento dove prendevano aria e sole per una ventina di giorni. Ben secchi, venivano lavati e ripuliti con acqua ed aceto e li si rivestivano dei loro abiti miglioriA questo punto stava ai parenti decidere, in base alle possibilità economiche, se far conservare il defunto appeso, in una bara o in un loculo. In periodi di gravi epidemie, per la conservazione, si usava immergere i cadaveri in un bagno di arsenico o di latte di calce
a questo punto si comincia a prendere dimestichezza anche con questo scenario degli orrori e ci si può permettere un tantino di scherzare…questa coppia di mummie sembra assorta in conversazione, e non ci si potrebbe stupire se a un tratto si mettessero a gesticolare…certo se riuscissimo a capire di cosa parlano, forse potremo anche venire a capo di molti misteri
uno sceneggiatore teatrale e scultore conosciuto a livello nazionale Inzerilli, è andato oltre i miei scherzosi pensieri, realizzando una serie di 18 mummie ispirate proprio a quelle delle catacombe palermitane, certo molto divertenti, anche se al limite del paradosso
ma certo quello che ti fa fare un tuffo al cuore è trovarti improvvisamente difronte al volto di questa bambina, la più celebre e la più bella mummia al mondo, detta anche la bella addormentata, si tratta di Rosalia Lombardo, morta nel 1920 a soli due anni, di polmonite,
L’imbalsamazione, fortemente voluta dal padre affranto, fu curata dal professor Alfredo Salafia, lo stesso che imbalsamò Francesco Crispi.
Come si è scoperto solo nel 2009 grazie a studi compiuti sugli appunti di Salafia per l’operazione venne utilizzata una miscela composta da formalina, per uccidere i batteri, alcool, che unito alle condizioni micro-climatiche del luogo avrebbe contribuito alla mummificazione, glicerina per impedire l’eccessivo inaridimento, acido salicilico, che avrebbe impedito la crescita dei funghi e sali di zinco, che conferiscono rigidità, tutto questo sembrerebbe facile a ripetere, in realtà sono le dosi precise che mancano a vietarne il proseguo. La bambina appare intatta ,seppure solo per il volto e non per il resto del corpo, poiché l’imbalsamatore non poté completare l’opera a causa della sua improvvisa e prematura morte, quasi che la Signora in nero avesse voluto togliergli la facoltà quasi di ridicolizzarla.
vuoi che in un simile ambientino non spuntassero leggende? eccone una: pare che di notte scendesse nelle Catacombe Padre Bernardo da Corleone, un santo Cappuccino morto nel ’600 e tutt’ora venerato, col preciso incarico di interrogare le mummie, su quanto avevano sentito dalla bocca dei vivi e per raccogliere preghiere e suppliche.( se fosse successo ai tempi nostri chissà quali lamentele avrebbe sentito il Santo Bernardo sui governanti, mafie e tasse!!!)
Inserito da Cristina Genna Blogger
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