Sulle sponde del lago di Svetloyar, 600 km a est di Mosca, molti secoli fa sarebbe sorta la mitica città di Kitezh, sommersa dalle acque nel XIII secolo. Come dell’Avalon del ciclo epico arturiano, di Kitezh si è persa qualunque traccia. La leggenda narra che la città sarebbe sprofondata nel lago per sottrarsi all’invasione tartara del 1237 e sarebbe rimasta invisibile sino alla fine dei tempi.
Sulle rive del lago presso il quale, secondo la tradizione, era situata la città miracolosa, convenivano folle di devoti in preghiera. Essi speravano, con l’aiuto di Dio, di poter scorgere nelle limpide acque del lago il riflesso delle case e delle chiese di Kitezh, o di poter udire il suono delle sue campane. si diceva che taluni avebbero addirittura dimorato nella città invisibile. Circolavano anche lettere spedite da persone che sarebbero riuscite a introdursi in questo regno recondito. Il percorso verso l’invisibile Kitezh, che Dio stesso aveva per benvolenza occultato, era soggetto a severi obblighi e condizioni. I pellegrini dovevano giurare di essere pronti a sacrificare la vita, a morire di fame e ad affrontare le più disparate prove per vedere questa santa città. Essi avrebbero pure dovuto intraprendere il viaggio nel più grande segreto: non dovevano rivelare il loro proposito ad anima viva, neppure ai genitori, ai fratelli o alle sorelle. Se avessero divulgato tale segreto, non solo non sarebbero mai giunti a Kitezh, ma avrebbero subito l’inflessibile punizione divina.
Tuttora molti credono che talvolta, con il bel tempo, sia possibile sentire il suono delle campane provenienti dalla mistica città sommersa e vedere stagliarsi sulla superficie del lago le cupole d’oro delle sue chiese.
L’enigmatica storia di Kitezh sopravvive anche grazie al musicista russo Nikolaj A. Rimsky-Korsakov (1844-1908), il quale nel 1907 compose l’opera “La leggenda dell’invisibile città di Kitezh e della vergine Fevronjia”. Questo è il riassunto della trama dell’opera, -per la stesura della quale il compositore si era avvalso:della preziosa collaborazione del librettista Vladimir Bel’skij, profondo conoscitore dell’antica letteratura e delle tradizioni russe-:
Fevronija è una fanciulla che vive, in compagnia del fratello,in una foresta nei pressi della città di Kitezh. Ella si sente in comunione mistica con tutte le creature del bosco: parla con gli uccelli, cura gli animali feriti e conosce tutti i segreti della piante e degli alberi; è circondata dalla Natura ed è l’emblema di tutto quanto è giusto e buono.
Un giorno incontra il principe Vsèvolod, figlio di Jurij, sovrano della città di Kitezh la Grande [da questo si deduce che dovevano esistere due città vicine ed omonime: K. la Grande e K. la Piccola], che era stato ferito da un orso durante una battuta di caccia. Dopo essere stato soccorso da Fevronija, il principe viene conquistato dalla purezza d’animo e dalla semplice saggezza della fanciulla e le chiede di sposarlo. Richiamato dai compagni, egli deve allontanarsi per tornare alla sua corte, ma le promette che tornerà per condurla con sè. Ed in effetti questo avviene; ma, mentre il corteo nuziale attraversa la città di Kitezh la Piccola, una parte del popolo mostra malumore per la scelta del principe e convince un vecchio mendicante ubriacone, chiamato Griska, a schernirla.
Poco dopo irrompe in città un’orda di guerrieri tartari che terrorizzano gli abitanti onde farsi indicare la strada che conduce a Kitezh la Grande, famosa per le sue ricchezze. Essi rapiscono sia Griska il mendicante, sia Fevronija; mentre il primo è sul punto di cedere alle torture, la fanciulla prega Dio affinchè salvi la città rendendola invisibile.
Nella città di Kitezh la Grande il principe Vsevolod tenta di organizzare contro gli invasori un’estrema resistenza con il suo esercito; ma proprio allora avviene il miracolo: le campane iniziano a suonare da sole, mentre una luminosa nebbia dorata scende sopra la città. Nella battaglia che segue, il principe rimane ucciso; Fevronija piange la sua tragica morte, mentre Griska, dopo essere stato liberato da lei, tormentato dai rimorsi, si dirige verso il lago con l’intenzione di suicidarsi; ma una volta giuntovi, assiste ad un miracolo: tra solenni e gioiosi rintocchi di campane, vede sulla superficie dell’acqua il riflesso della città scomparsa. Stupito e spaventato fugge nella foresta, trascinando con sè Fevronija. Le urla del vecchio destano i guerrieri tartari, i quali si precipitano sulle sponde del lago, ma, alla visione della città fantasma riflessa sulle acque, si disperdono terrorizzati.
Il mendicante vaga senza meta per la foresta sempre più tormentato dai rimorsi, finisce per impazzire e fugge via gridando. Fevronija, rimasta sola, si addormenta e in quel momento la foresta si tramuta in un luogo paradisiaco: compaiono magiche luci sugli alberi, sbocciano ovunque bellissimi fiori dai magnifici colori, una miriade di uccelli comincia a cantare con meravigliosi gorgheggi. Un uccello profeta, Alkonost, annuncia alla fanciulla che presto ella dovrà lasciare questa vita e subito dopo appare il fantasma del principe Vsèvolod per condurla nella città invisibile. Un altro uccello profeta, di nome Sirin, aggiunge che Fevronija vivrà in eterno nella sua nuova dimora, dove la cerimonia nuziale che era stata interrotta dall’irruzione dei guerrieri tartari potrà così continuare. Fevronija chiede perdono a nome di Griska e si augura che presto anch’egli potrà entrare nella mistica città incantata.
Il simbolismo di questa leggenda è abbastanza evidente: Kitezh è una “Città dei Beati”, un “Regno dei Cieli”, che è visibile e può essere raggiunto solo dai puri di cuore. Questa mistica città presenta senza dubbio delle analogie con il “Regno di Agartha” o “di Shambhalla”, del quale abbiamo trattato nell’articolo sui continenti scomparsi, anch’esso celato agi occhi profani, resi ciechi dai desideri materiali e terreni, -forieri di illusoria felicità e ancor più di dolori-, simbolo di perfezione spirituale.
Nella suggestiva leggenda della città invisibile convivono tracce della mitologia slava precristiana (gli uccelli profeti Alkonost e Sirin)(1), elementi della fede cristiana ortodossa, di acquisizione relativamente recente (il miracoloso affondamento della città e lo spontaneo suono delle campane delle chiese) e momenti della storia nazionale con chiara intonazione patriottica (l’eroica resistenza della popolazione contro l’invasione tartara, iniziata nel 1223 e di cui quello narrato nella leggenda fu uno dei primi episodi). Fevronija, la protagonista, incarnazione dell’ardore e della fermezza femminile, riunisce in sè le tre componenti: in lei risuona il tema panteistico della Natura come Chiesa Universale, dove tutto vive e tutte le creature celebrano l’esistenza di Dio; il tema ortodosso dell’accettazione della volontà divina anche nelle avversità; e quello patriottico della fedeltà alla propria città e al proprio popolo.
Nota
1) forse in questi uccelli profeti si potrebbe vedere anche l’influenza di temi di origine indo-iranica (l’uccello Simurgh dell’antica mitologia persiana; l’uccello Garuda favolosa cavalcatura del dio Visnù nell’induismo), gnostica e sufica -i “Sufi”, come i “dervisci”, erano i mistici musulmani- ,come il “pavone cosmico” della religione degli Yezidi; l'”Uccello che parla” -chiamato anche “Bulbul-hezar”- nella fiaba delle “Tre Sorelle”; il “Re degli Uccelli” di un racconto sufico. A proposito di quest’ultimo, accenniamo bevemente alla trama del racconto, che mi sembra interessante: un gruppo di uccelli sente parlare del “Re degli Uccelli” e decide di mettersi in viaggio per conoscere questo misterioso sovrano ed averne consiglio. Durante il percorso gli uccelli devono affrontare dure prove e sono pochi quelli che alla fine riescono a giungere all’agognata meta. Ma quando alla fine arrivano al castello dove dovrebbe risiedere questo monarca dei pennuti ed entrano nella sala del trono, non trovano altro che uno specchio. nel quale ciascuno di essi vede riflessa la propria immagine: lo slancio di ascesa interiore che aveva animato la loro ricerca li aveva resi tutti “Re degli Uccelli”! Il racconto vuole significare che la realizzazione personale e spirituale deve essere ricercata dentro sè stessi.
Inserito da Cristina Genna Blogger
articolo letto
totale visite sito web prima pagina
totale click accessi sito web la voce del web