Lo spirito di Beatrice Cenci. Un caso di terribile ingiustizia nell’antica Roma.

Lo spirito di Beatrice Cenci. Un caso di terribile ingiustizia nell’antica Roma.

Lo Spirito di Beatrice Cenci – Un Caso di terribile ingiustizia nell’antica Roma.

A due passi da Piazza San Pietro, nella Città del Vaticano, si trova  ilPonte Sant’Angelo. Oggi, questo ponte è una delle più interessanti attrazioni turistiche della città di Roma. Eppure, questo ponte nasconde un oscuro segreto che pochi conoscono.
Per molti secoli il Ponte Sant’Angelo è stato uno dei luoghi scelti dal papato per le esecuzioni pubbliche, così come per l’esposizione dei corpi dei giustiziati. Secondo le guide turistiche della città, una delle vittime della giustizia pontificia tormenta ancora oggi il Ponte Sant’Angelo. Andrebbe in giro per il ponte con latesta mozzata. La leggenda afferma trattarsi dello spirito di Beatrice Cenci, leggendaria figura del popolo di Roma.

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Ritratto di Beatrice Cenci

La storia e la leggenda di Cenci
Beatrice Cenci nacque nel 1577 da una ricca famiglia aristocratica italiana. Suo padre, Francesco Cenci era il figlio del tesoriere generale della Camera Apostolica. Un uomo brutale, si dice che Francesco abbia abusato della sua prima moglie, Ersilia Santa Croce, maltrattato i suoi figli, e violentato Beatrice in più occasioni. Grazie alle sue immense ricchezze, Francesco è stato in grado di indulgere impunemente nella sua violenza e lussuria al di fuori della famiglia, guadagnandosi l’odio del popolo di Roma. Alla fine, le sue continue azioni criminali (non quelle inflitte alla famiglia) lo resero inviso alle autorità pontificie. Eppure, dal momento che Francesco era un ricco nobile, fu trattato indulgenza e venne semplicemente multato ed incarcerato per qualche mese.
Durante la prigionia, i suoi figli tentarno di fuggire dalla sua tirannia. La sorella maggiore di Beatrice, Antonina, riuscì ad emanciparsi con una petizione al papa chiedendo di essere autorizzata a sposarsi senza il consenso del padre o di entrare in un convento. Il papa acconsentì e Francesco fu costretto a pagare una ingente dote quando fu liberato dalla prigione. Si diceva che Francesco fosse molto adirato, e temendo che Beatrice potesse agire allo stesso modo, decise di trasferirla forzatamente in un altro luogo. Inviò Beatrice, la sua seconda moglie Lucrezia e il suo figlio più giovane (Bernardo) al castello familiare di campagna, sito alla Petrella del Salto che si trova nelle montagne abruzzesi, a nord-est di Roma.
La storia, a questo punto, si dipana. Secondo alcune fonti, Beatrice denunciò alle autorità le violenze domestiche subite dal padre. Le autorità, tuttavia, non intrapresero alcuna azione, e quando Francesco scoprì le denunce della propria figlia, la spedì alla Petrella del Salto.
Vivendo in solitudine, nel castello di campagna e lontano dal trambusto di Roma, Francesco divenne ancora più audace nelle sue perversioni, e le due donne soffrirono in silenzio. In preda alla disperazione, Beatrice scrisse a suo fratello, Giacomo (che, fuggendo, aveva tagliato i legami con il padre) per chiedere aiuto. Il padre scoprì quanto accaduto e punì Beatrice fustigandola senza pietà. A quel punto, si ritiene che Beatrice abbia deciso che l’unico modo per sfuggire a quelle inaudite violenze fosse uccidere suo padre.
Beatrice venne coadiuvata da due servi del castello nella sua trama omicidiaria. Uno di loro era un servitore corrotto, mentre l’altro era il suo amante segreto. La notte dell’omicidio, Beatrice drogò il vino di Francesco, e quando si addormentò, ordinò ai servi di colpirlo alla testa. Dopo di che, gettarono il corpo giù dal balcone, nel tentativo di farlo sembrare un incidente. Tuttavia, nessuno credette che la morte di Francesco era stata un incidente. Beatrice fu catturato ed imprigionata.
Non era ancora chiaro se Lucrezia, ed i fratelli Bernardo e Giacomo, erano stati complici di Beatrice nel crimine. Il servo corrotto tentò di fuggire, ma venne ucciso da un cugino dei Cènci. L’amante segreto di Beatrice fu imprigionato, torturato e morì senza confessare. Dopo essere stati torturati, i quattro Cènci confessarono il delitto, e condannati a morte.

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La prigionia di Beatrice Cenci

Il popolo di Roma protestò contro la sentenza ed ottenne un breve rinvio dell’esecuzione. Papa Clemente VIII, però, negò misericordia, sostenendo che sarebbe stato un grave precedente per eludere il reato di parricidio.
L’11 settembre 1599, Lucrezia e Beatrice vennero decapitate sul Ponte Sant’Angelo, mentre Giacomo, essendo un uomo, vennne trucidato con una mazza,  per essere poi trascinato e squartato. Solo il giovane Bernardo fu risparmiato, ma venne nviato alle galere come schiavo, dopo essere stato costretto ad assistere all’esecuzione della sua famiglia.

Ponte-Sant-Angelo

Il Ponte Sant’Angelo – Roma

La storia di Beatrice Cenci non si esaurisce con la sua esecuzione. Secoli dopo, il racconto di Beatrice e le ingiustizie che affrontò vennero immortalate dall’arte e dalla letteratura, con le rappresentazioni di Percy Shelley Bryce. La storia di Beatrice colpisce al cuore come uno strale, perché è un racconto che coinvolge crimini perpetrati, senza riguardo,  da uomini di potere, per le ingiustizie subite dalle vittime, sol perchè di un rango sociale più basso, e per il prezzo pagato da chi ha osato farsi giustizia con le proprie mani.

Inserito da Cristina Genna Blogger

 

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