Road Hill House

 Road Hill House

 

 
Il 10 Aprile 1944, a Sidney, viene a mancare una signora di ben cento anni.
Si chiama  Ruth Emilie Kaye ed è una donna stimata da tutti.
Ha lavorato a lungo, e con impegno, come infermiera. Sempre al servizio degli ammalati e dei sofferenti.
Quando la dolce vecchina si spegne, nessuno potrebbe sospettare. Nessuno potrebbe immaginare.
 Eppure, è successo. E non può essere cancellato.
Tutto ha inizio nel 1860.
Tutto ha inizio a migliaia di chilometri da Sidney, nella frazione del piccolo villaggio inglese di Road (oggi Rode) denominata Road Hill. Questo pacifico villaggio del Wiltshire vede la signora Ruth bambina, in una bella casa -grande e antica- nota come Road Hill House.
Solo che la signora Emily, in quel tempo lontano, non si chiama Emily ma Constance. Constance Emily Kent.
La madre di Constance non è più con lei nel 1860,  quando tutto ha inizio.  La madre di Constance, Anna Windus, era una giovane ragazza di benestante famiglia quando sposa Samuel Kent, cui dà ben dieci figli.  Di questa nidiata di bambini e bambine, solo cinque arrivano all’età adulta. Tra essi c’è William, nato nel 1845, ovvero un anno dopo la sorella  Constance.

 

Forse anche per la minima differenza d’età, Constance e William sono legatissimi.
Insieme i due ragazzini crescono, insieme assistono impotenti al deteriorarsi delle condizioni di salute della madre Anna e al deteriorarsi del matrimonio dei loro genitori. Papà Samuel Kent non è un santo, lo sanno tutti: ha spesso avventure e tradisce la moglie persino con la bambinaia dei suoi figli, una giovane ragazza che si chiama Mary Pratt. Assunta qualche anno prima della nascita di Constance e William, Mary è l’amante decisamente poco segreta del suo principale e forse anche gli atteggiamenti piuttosto aperti (ed il conseguente scandalo che ne deriva) contribuiscono a rendere ancora più fragile la salute di Anna, la madre di Constance. No, non è un mistero. E la comunità di certo, non approva
Il giudizio altrui non impedisce ad Samuel Kent di continuare col suo stile di vita. Per di più, il marito fedifrago, si persuade che la moglie non abbia solo una salute cagionevole ma anche problemi mentali. E’ pazza, dice. Più tardi, si scoprirà che la povera donna aveva probabilmente contratto la sifilide dal coniuge infedele e aveva trasmesso alcuni segni secondari della sifilide anche ai figli. Ma questa verità emergerà molto, molto tempo dopo. A quel tempo, Mrs Anna Kent è semplicemente una donna instabile di mente agli occhi di un marito che non la ama e una povera infelice agli occhi della sua governante. E questa donna, nel 1852, muore all’improvviso, dopo una straziante agonia.
Lascia cinque figli. I più piccoli sono Constance e William, rispettivamente di otto e sette anni.
Agli occhi della società vittoriana (e puritana) dell’epoca, dopo la morte della consorte Samuel Kent è ora un vedovo, che ha la rispettabile necessità di riaccasarsi e trovare una seconda madre per i suoi bambini.
La prescelta è, nemmeno troppo casualmente, la sua amante di lunga data : la bambinaia Mary Pratt. La Pratt diventa la nuova signora Kent nel 1853. E come tale, anche lei comincia a sfornare nuovi pargoli Kent. I due avranno in tutto cinque figli, che si vanno ad aggiungere a quelli nati dal primo matrimonio di Samuel Kent. Tra questi ultimi, vi sono due figlie  Mary Ann ed Elizabeth, due “zitelle” ultraventenni che si occupano della casa e il cui destino è stare nella casa paterna, Edward, che va per mare e che sarà ucciso da una malattia infettiva, ed infine Constance e William. Sono loro i più piccoli, i più bisognosi di una figura materna. Di fatto però, i due non accettano affatto la loro ex bambinaia Mary come madre. Nel 1856, i due ragazzini tentano la fuga ma vengono individuati e riaccompagnati a casa.
Questi comportamenti bizzarri sono motivo di preoccupazione, ma Samuel e Mary Kent hanno ora altri figli piccoli su cui concentrarsi: la luce dei loro occhi è Francis Savill Kent, nato nel 1856.
Bambino bellissimo, sano e vivace, il piccolo Francis Savill è la gioia della casa. Una gioia che non è destinata a durare che quattro anni. La mattina del 30 giugno 1860 Elizabeth Gough, la bambinaia, sveglia i signori Kent. La ragazza è in lacrime: il piccolo Francis non si trova. Manca dal suo lettino e non c’è nemmeno la coperta.
Samuel Kent va a chiedere aiuto e la notizia si diffonde rapidamente nel villaggio. Sono due uomini ad improvvisare una ricerca e a trovare il bambino. E la loro è una scoperta purtroppo è raccapricciante: il piccolo giace sul fondo della latrina della casa, è stato accoltellato e quasi decapitato.
Le autorità si attivano, da Londra viene inviato un detective piuttosto quotato di Scotland Yard: si chiama Jonathan Whicher, viene da una famiglia umile e si è fatto da solo. E no, non guarda in faccia a nessuno. Per questo, quando le due donne che si occupano della lavanderia di casa Kent comunicano che non riescono a trovare la camicia da notte della signorina Constance, allora sedicenne, il detective Whicher si insospettisce. La ragazza deve essersi disfatta della camicia perché essa avrebbe parlato per lei, sporca com’era del sangue del piccolo Francis Saville. Non è troppo difficile mettere insieme i pezzi di un movente: la ragazza odia la matrigna, la donna che tanto ha fatto soffrire sua madre portandole via il marito. E l’omicidio del fratellastro sembra il classico “occhio per occhio”: come ricambiare la sofferenza, se non con altra sofferenza?
Whicher chiede l’arresto di Constance. E’ uno scandalo. Samuel Kent non è un santo, lo sanno tutti…ma è pur sempre un rispettabile ispettore del lavoro, vive in una bella e grande casa, viene da una famiglia benestante. Come si può pensare all’arresto di una signorina di buona famiglia?
Il giudice non è d’accordo con Whicher. La posizione sociale ha ancora un peso schiacciante  ed è, fondamentalmente, l’elemento che fa riguadagnare alla ragazza la libertà. La sola idea che una giovinetta perbene sia colpevole è inconcepibile. Più tardi, l’attenzione si sposta sulla governante- Elizabeth Gough- che però viene scagionata. Whicher è ormai lontano dal villaggio di Road: è tornato a Londra e la stampa lo “massacra” per l’errore commesso nell’arrestare Constance Kent. No, non si mettono le manette ad una signorina di buona famiglia.
E la buona famiglia in questione si trasferisce nel Galles, per sfuggire alle voci e ai ricordi terribili. Constance viene mandata in Francia dove come “Emily” Kent finisce gli studi in una prestigiosa scuola per signorine.
Nel 1863, Constance è di nuovo nel Regno Unito, a Brighton. Per la precisione è in una struttura cattolica che è sia convento che ospedale. Qui la giovane rimane due anni, prima di fare una scioccante confessione. E’ il 1865. Sono passati cinque anni dall’omicidio del piccolo Francis Savill ma, naturalmente, l’omicidio non cade in prescrizione. Constance Kent viene autorizzata dal curato Arthur Wagner a raccontare alla polizia quanto detto nel confessionale.
Inizia il processo, Constance si dice colpevole e confessa d’aver agito solo e soltanto per ferire Mary, l’ex bambinaia poi diventata amante. Non aveva nulla contro il piccolo, adorabile Francis Savil: il bambino è stato ucciso perché era l’unico mezzo per infliggere quella stessa disperazione che Constance aveva provato,  di fronte alla sofferenza della madre malata e tradita. Occhio per occhio, dunque.
A nulla valgono i tentativi di farle pronunciare il nome di un complice. La ragazza dice di aver fatto tutto da sola, con premeditazione. La confessione di Constance non convince del tutto. Si ipotizza che la ragazza stia coprendo il fratello William o addirittura il padre, che potrebbe avere ucciso il bambino che- svegliatosi all’improvviso- avrebbe interrotto l’amplesso notturno con la bambinaia Elizabeth Gough. Samuel Kent non è un santo, lo sanno tutti. Ma Constance è ferma e decisa: ha fatto tutto da sola. Gli altri non c’entrano.
La vicenda fa grande scalpore in un’Inghilterra vittoriana, avida di scandali. La condanna è pesante: Constance sarà impiccata. Tuttavia, poiché era minorenne al tempo dell’omicidio e la sentenza si basa solo sulla sua confessione, l’impiccagione viene commutata in una “life prison”, che all’epoca equivale a dodici o quindici anni di reclusione.
Constance viene portata alla Millbank Prison di Londra e qui viene impiegata in infermeria.
L’odiata matrigna muore appena un anno dopo la confessione-shock di Constance, nel 1866.
Il padre cambierà ancora una volta città, insieme ai figli più piccoli. Morirà nel 1872.
I fratelli e le sorelle di Constance non la dimenticano, in particolare il fratello minore William: intelligente e amante della scienza, William diventa naturalista e lavora per il British Museum ma il successo professionale non gli impedisce di presentare, negli anni successivi alla condanna della sorella maggiore, richieste di grazia che vengono regolarmente respinte.
Anche Constance – come William- fa qualcosa di significativo nonostante la reclusione: trasferita alla prigione di Punkrhast, viene impiegata per realizzare mosaici che decorano ancora oggi le più belle chiese di Londra, tra cui St Paul’s Cathedral.
Passano gli anni, William diventa vedovo e si risposa e lascia l’Inghilterra con moglie e sorellastra Mary Ann al seguito: la meta è la Tasmania, terra piena di promesse per un naturalista come lui.
William però non smette di pensare a Constance nemmeno dopo questo cambiamento di vita così drastico: neppure in Tasmania, il passato è completamente alle spalle. Ed è per questo che quando nel 1885 Constance viene rilasciata, William intraprende un lunghissimo viaggio verso la madrepatria per riabbracciare quella sorella, ormai quarantunenne.
Nel 1886, William fa ritorno in Australia in compagnia di una certa Ruth Emilie Kaye.
E’ Constance ma in un certo senso, non  lo è più. La donna resta accanto al fratello per poi trovare, a quarantasei anni, una sua strada: in occasione di una epidemia di tifo a Melbourne servono volontari. Ruth-Constance fa un corso per infermiera. Così comincia una lunga carriera, che la vede in prima fila nella cura dei lebbrosi e nell’apertura di una struttura per la formazione di infermieri. Ruth-Constance andrà in pensione ad ottantotto anni e ne vivrà altri dodici in case di riposo private. Alla sua morte, non c’è più nessuno dei suoi fratelli a reclamare le ceneri di questa centenaria apprezzata ed amata dalla comunità.
Constance-Ruth ha cercato di riscattare un passato oscuro con la dedizione e l’attenzione per i più  deboli e malati. Ha portato con sé ricordi di una vita di lavoro al servizio degli altri ma anche le memorie di una notte di oscura, terribile follia. Ha davvero ucciso lei il fratellastro? E lo ha davvero fatto da sola?
 Constance non ha mai svelato il suo segreto.
Il mistero continua, a più di cento anni di distanza.

 

Inserito da Cristina Genna Blogger

 

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