Schumann: il mistero della sua vita e della morte

Schumann: il mistero della sua vita e della morte

La morte di Schumann rimane avvolta nel mistero. Molti medici e psichiatri hanno tentato le diagnosi più disparate: schizofrenia, psicosi maniaco depressive, sifilide. Certamente nel corso della sua travagliata esistenza sono comparsi sintomi che confermano parzialmente ciascuna di queste tesi senza che nessuna di esse possa porsi come esaustiva. La cosa certa è che dal '44 le condizioni di salute del compositore sono andate peggiorando senza rimedio e il fallimento come direttore d'orchestra è soprattutto una conseguenza di quello stato. Schumann fatica ormai ad esprimersi e spesso la sua mente si assenta per lunghi periodi, perde i contatti con la realtà. Viene ricoverato in una casa di cura per malattie mentali. 


Si può avanzare un'ulteriore ipotesi che, senza realmente contrapporsi alle altre, illumina il problema da un differente punto di vista rispetto alle tesi rigorosamente scientifiche e incapaci però di render conto del caso Schumann nella sua integrità. 

Il musicista è probabilmente affetto da una sifilide contratta in gioventù; è inoltre soggetto a crisi depressive che solo in parte si possono far risalire a tale malattia ed alle cure al mercurio. Ma soprattutto Schumann è un sensitivo dotato di capacità ricettive non comuni. Ce lo confermano le molte premonizioni che costellano la sua vita e che prendono spesso forme musicali (i Nachtstücke ed il corale funebre dei tromboni del '39). Altre volte si manifestano attraverso il sogno: nel '37 scrive alla moglie Clara: 

«Sogno di passeggiare accanto a delle acque profonde e l'idea che mi attraversa è di gettare l'anello e di precipitarmi in esse.» 

È una visione che arriva dal futuro. Infine quelle anticipazioni si palesano nelle significative fobie; il musicista è angosciato dalle case di cura per malattie mentali, non ne sopporta la vista e la vicinanza. Prima di trasferirsi a Düsseldorf scrive a Hiller: 

«In un vecchio libro di geografia dove ho cercato recentemente qualche dettaglio su Düsseldorf ho letto che nella città vi sono tre conventi ed una casa di alienati. Dei primi non mi preoccupo, ma quella casa d'alienati mi è molto sgradita ed ecco le ragioni. Ti ricordi che qualche anno fa noi siamo stati a Maxen. Un bel mattino mi sono accorto che la finestra della mia camera dava su Sonnenstein, quella casa di alienati situata presso Pirna. Tutto il piacere di trovarmi in un luogo così affascinante fu cancellato da quella vista tanto triste. Temo che possa capitare lo stesso a Düsseldorf. Bisogna che eviti accuratamente tutte le impressioni malinconiche di tal genere: noi altri, musicisti, viviamo certo sulle alture serene della nostra arte, ma le disgrazie della vita reale ci penetrano più nel profondo.» 


Nuovamente un'immagine del suo destino ossessiona il compositore anzitempo. 
Negli ultimi anni, mentre le condizioni fisiche peggiorano, Schumann scopre ed approfondisce le proprie capacità medianiche; da solo riesce ad evocare entità trapassate e a dialogare con loro per lunghe ore; e questa non è certo operazione alla portata di chiunque. Le allucinazioni sonore, le voci lontane che da molti anni ossessionano il compositore ora divengono presenze stabili, addirittura quotidiane nella sua esistenza. Questo "finale" è una conseguenza coerente della sua opera musicale così ricca di episodi mistici, di misteriose voci che sembrano parlarci da una lontananza remota, di tensione verso una dimensione trascendente ed immateriale. Ora quella lontananza, quelle voci sono più vicine, lo hanno raggiunto. 

Il dialogo con gli spiriti lo porta alla conoscenza di un sapere esoterico che era adombrato in alcune opere musicali, in particolare ne Il pellegrinaggio della Rosa. Schumann si è ormai familiarizzato con l'idea della reincarnazione che sembra regolare l'evoluzione di ogni essere: attraverso numerose, necessarie esistenze ogni individuo perfezionerà la propria natura fino a dissolversi nel Tutto. Scrive l'amico Becker: "Le sue orecchie sentivano come un soffio lontano di una musica sostenuta dalle più nobili armonie... Egli pensava si trattasse di un ricordo di una vita anteriore dopo la quale egli aveva cambiato involucro corporeo ". Il 7 febbraio, venti giorni prima del tentato suicidio, Schumann scrive: 

«Adesso sono occupato con gli antichi, Omero e i Greci. In Platone specialmente ho trovato splendidi passi.» 
È facile immaginare che il musicista fosse interessato ai dialoghi platonici come Menone e Fedone, in cui il filosofo affronta il problema della reincarnazione e delle molteplici esistenze anteriori. 

Il contatto con quella dimensione misteriosa e metafisica non è però solo caratterizzato da episodi lieti; accanto alle voci degli angeli egli sente anche voci infernali, ed anzi, in quei drammatici giorni di febbraio, dice addirittura di vederli. Ovviamente si è sempre pensato ai miraggi di una mente malata; alla luce di quanto sopra detto ci sentiamo invece di poter azzardare l'ipotesi che non si trattasse di mere fantasie. L'intera esperienza schumanniana, umana e musicale, porta verso quel superamento dei circoscritti limiti del quotidiano. Il musicista di Zwickau si getta nella nuova impresa con il consueto entusiasmo, ma anche con una certa incoscienza, ignaro dei rischi connessi a simili esperienze. Debole, malato, inesperto non riesce più a controllare i fenomeni che accadono e le entità che si manifestano durante le sue sedute medianiche; perciò in esse si introducono "ospiti indesiderati" che finiscono con il destabilizzare definitivamente la sua mente. A differenza del superuomo Manfred, Schumann non riesce a dominare gli spiriti; al contrario viene presto sopraffatto. Quando racconta di angeli dalle voci suadenti e di demoni che lo terrorizzano e lo conducono all'atto estremo, non sta solo delirando. 
A Düsseldorf, nel febbraio '54, durante quella vigilia di carnevale, si attua un destino che era inscritto nell'esistenza schumanniana già da molto tempo e di cui il musicista aveva avuto ampie ed inesorabili premonizioni. Il 29 luglio 1856 egli, finalmente, varca i limiti. Restando a letto sempre più a lungo, Schumann, man mano che l'estate avanza, continua a indebolirsi. Dal 14 al 23 luglio declina così rapidamente che il dottor Richarz spedisce alla moglie Clara un telegramma: «Venga in gran fretta, se vuoi trovare suo marito ancor vivo». 
Clara accorre, seguita da Brahms. 


L'indomani, il 28, Schumann cade in preda alle convulsioni. Urla per il dolore fino a metà della notte e poi si quieta, misteriosamente, mentre pare che tutte le sue membra si stendano. Sul far del giorno, il 29, il cuore batte in un ritmo sempre meno sensibile. Muore verso le quattro del pomeriggio.

Inserito da Cristina Genna Blogger

 

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